DOPO 45 ANNI NESSUN COLPEVOLE PER LA MORTE DELLA DICIOTTENNE!
Abstract: Il 12 maggio 1977 a Roma è uccisa Giorgiana Masi (nata il 06/08/1958) studentessa liceale, attivista femminista, mentre partecipava a una manifestazione indetta dal Partito Radicale per celebrare l’anniversario della legge sul divorzio, resta uccisa a seguito degli scontri che ne seguirono tra frange di autonomi e forze di polizia. A tutt’oggi, a 45 anni dalla morte, il caso resta aperto e senza colpevoli. Nei prossimi numeri della rivista saranno approfonditi i misteri che ruotano intorno questo caso.
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La manifestazione nonviolenta del Partito Radicale
Giovedì 12 maggio 1977, nel quartiere Trastevere di Roma, il Partito Radicale aveva indetto una manifestazione “pacifica e nonviolenta” per festeggiare l’anniversario della vittoria al referendum [1] che aveva inutilmente tentato di abrogare la legge Fortuna-Baslini [2] (dal nome dei primi firmatari il socialista Luis Fortuna e il liberale Antonio Baslini), ricordando che tre anni prima più di 19 milioni di italiani avevano detto no al referendum che voleva abrogare la legge sul divorzio in Italia.
Si sfruttava questa occasione anche per la raccolta delle firme sugli “8 referendum contro il regime” che proponevano:
-abrogazione del Concordato;
-abrogazione dei tribunali militari;
-abrogazione dei reati d’opinione contenuti nel Codice penale;
-abrogazione di parti della legge manicomiale;
-abrogazione della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia di arresto, perquisizione e intercettazioni telefoniche;
-abrogazione della legge che attribuisce ai partiti un consistente finanziamento pubblico;
-abrogazione della “Commissione inquirente”, il “tribunale” speciale composto da parlamentari per il giudizio preventivo sui reati compiuti dai ministri.
Giorgiana Masi, attivista femminista, studentessa del liceo scientifico Luis Pasteur di Roma, era in piazza Giuseppe Gioacchino Belli assieme con il fidanzato Gianfranco Papini.
La morte
La manifestazione, a causa del clima di grande tensione politica tra i c.d. opposti estremismi di destra e di sinistra, tra di loro e contro lo Stato, era stata vietata e le forze di polizia intervennero per scioglierla e da ciò ne ne scaturirono scontri che durarono ore, trasformando il centro di Roma in uno scenario di guerriglia urbana, come accadeva spesso negli anni ’70 in quasi tutte le manifestazioni politiche/sociali.
Su ponte Garibaldi si contrapponevano le forze di polizia, dalla parte di via Arenula verso il centro, dall’altra i manifestanti, dalla aprte di piazza Sonnino verso Trastevere.
Il primo a essere colpito da colpi di arma da fuoco fu l’allievo sottufficiale dei Carabinieri #FrancescoRuggeri o #FrancescoRuggero, indicato in entrambi i modi nei documenti, colpito a un polso dopo le ore 19:00, quindi #ElenaAscione che verso le ore 20 fu colpita a una gamba.
Alle 19:55 un proiettile calibro 22 colpì Giorgiana all’addome mentre era al centro del Lungotevere davanti a Ponte Garibaldi, mentre correva verso Piazza Sonnino per sfuggire dalla carica della polizia.
Cadde a terra di schianto, le braccia avanti e la testa verso Trastevere, mentre attorno a lei si sparava ancora e il fumo dei lacrimogeni opprimeva tutto, nonostante fu prontamente soccorsa, all’arrivo in ospedale se ne constatò il decesso.
Secondo l’autopsia il proiettile, esploso a un’altezza di 93 centimetri da terra, ha viaggiato con un andamento rettilineo, è entrato nella regione lombare posteriore, proprio sopra l’osso sacro, ha trapassato una vertebra, ed è uscito qualche centimetro sopra l’ombelico.
Quarant’anni dopo su quel ponte restano solo la verità mancata e la coscienza sporca di chi sapeva e non ha parlato, da una parte e dall’altra.
Le ipotesi accusatorie
A tutt’oggi non si è riuscito a ricostruire chi possa aver sparato il colpo mortale, secondo alcune ipotesi la responsabilità sarebbe da attribuire ai terroristi di Autonomia Operaia o ad altri manifestanti che potrebbero aver sparato contro le forze di polizia che stavano caricando, secondo altre il colpo sarebbe stato sparato da agenti dei servizi segreti o da poliziotti in borghese.
Nonostante l’autore dell’omicidio sia rimasto ignoto Pannella e i radicali sostennero a più riprese la tesi di una responsabilità morale di Cossiga chiedendo anche l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’accaduto.
Dal canto suo Cossiga ha sempre respinto la tesi di una sua responsabilità morale attribuendola invece allo stesso Pannella avendo questi deciso di effettuare il sit-in pur avvertito dell’altissima probabilità di scontri armati e del conseguente rischio per i militanti radicali e i simpatizzanti della manifestazione.
Una celebre vignetta di Giorgio Forattini ritrae Cossiga col maglione e la pistola del poliziotto infiltrato Giovanni Santone.
GLI AUDIO DELL’EPOCA DI RADIO RADICALE
Misteri italiani
La morte di Giorgiana Masi non resta solamente un caso irrisolto, ma presenta tante zone grigie sull’arma che l’ha uccisa, sul ruolo di alcuni poliziotti e dell’allora Ministro dell’Interno Cossiga.
Nei prossimi numeri della rivista si pubblicherà un dossier più approfondito.
NOTE
[1] Il referendum abrogativo della legge che consentiva il divorzio in Italia (L.898/1970) si tenne il 12 e 13 maggio 1974, i Sì che ne volevano l’abrogazione raggiunsero il 40,9%, i No che volevano mantenere in vigore la legge vinsero con il 59,1%.
[2] Legge 1 dicembre 1970, n. 898, Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio.
[3] Libro Bianco del partito radicale sull’uccisione di Giorgiana Masi e sui fatti del 12 maggio 1977: “Cronaca di una strage”, a cura del Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei.
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