ETHICA SOCIETAS-Rivista di scienze umane e sociali

UN ATTENTATO VIGLIACCO A BRESCIA, PER COLPIRE LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA CON 8 MORTI E 102 FERITI

di Massimiliano Mancini

Abstract: A 48 anni (1974-2022) dal crimine e a soli 5 anni dalla fine della vicenda giudiziaria che si è conclusa il 20 giugno 2017, la verità processuale sull’ignobile attentato compiuto lasciando una bomba in un cestino dei rifiuti in Piazza Della Loggia a Brescia, mentre si teneva una manifestazione contro il terrorismo neofascista. Dopo innumerevoli depistaggi si è accertato che l’attentato è stato organizzato dal movimento neofascista Ordine Nuovo, sciolto nel 1973 per ricostituzione del Partito Fascista, mandante: il medico terrorista Carlo Maria Maggi, esecutori materiali: Carlo Diillo, militare e sedicente agente segreto, Ermanno Buzzi, Marcello Soffiati, Maurizio Tramonte. Non si è potuto procedere contro Delfo Zorzi in quanto non estradabile poiché divenuto nel frattempo cittadino giapponese. L’attentato rientrava nella c.d. “Strategia della tensione” con lo scopo di imporre una deriva autoritaria dello Stato.

e di Francesco Mancini

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L’antefatto

«Cittadini Bresciani. Ancora una volta il fascismo si manifesta nella nostra città e nella nostra provincia con i caratteri ripugnanti del terrorismo omicida, della provocazione e della violenza. Per richiamare i democratici all’unità ed alla vigilanza antifascista:
-perché sia con fermezza colpita ogni trama fascista;
perché oltre agli esecutori materiali della violenza siano assegnati alla giustiziai mandanti ed i finanziatori.
Il Comitato Permanente Antifascista indice per
MARTEDÌ 28 MAGGIO ORE 10 IN PIAZZA LOGGIA
una manifestazione antifascista
in concomitanza con lo sciopero generale proclamato dai Sindacati
parleranno:
Franco CASTREZZATI[1]
a nome delle organinzzazioni sindacali
on. Adelio TERRAROLI[2]
a nome delle forze politiche
————————————————————————————————————-
PROGRAMMA
Ore 9 concentramento in Piazza Garibaldi-Porta Trento-Piazza Repubblica
Ore 9,30 partenza cortei per Piazza Loggia.
Ore 10 Comizio Pubblico
Il comitato unitario permanente antifascista
DC-PCI-PSI-PSDI-PRI-CGIL-CISL-UIL
ANPI-FFVV-ANED-ANPPIA-ACLI-Cogidas»

Questo il testo del manifesto che convocava la popolazione al comizio del 28 maggio 1974.

Sei mesi prima, il 23 novembre del 1973, era stata sciolta con provvedimento del Ministero dell’Interno Paolo Emilio Taviani l’organizzazione neofascista Movimento Politico Ordine Nuovo, a seguito del processo in cui i suoi dirigenti furono condannati per ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista.

Lo scoppio della bomba

Alle 10:12 del 28 maggio 1974 una bomba contenente almeno un chilogrammo di esplosivo, costituito da gelite e dinamite, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplose colpendo la folla assiepata davanti il palco.

Tre persone morirono sul colpo, altre tre durante il trasporto in ospedale e due morirono dopo ore di agonia per via delle gravi ferite riportate, altre 102 rimasero ferite.

Le vittime furono:

  • Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese.
  • Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
  • Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica.
  • Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante.
  • Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano.
  • Luigi Pinto, 25 anni, insegnante.
  • Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio.
  • Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.
Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove
Le indagini deviate e i primi misteri

Il 25 maggio 1974, tre giorni prima della strage, si tenne una riunione ad Abano Terme a casa di Gian Gastone Romani, militante della destra veneta, nella quale fu definito un dettagliato programma eversivo, come riferì il confidente del SISDE Maurizio Tramonte (1952), noto come la fonte “Tritone”, al maresciallo dei Carabinieri Luca Felli che inserì questa deposizione nell’informativa del 6 luglio 1974.

La pista neofascista indicata a Felli non fu perseguita e le indagini privilegiarono gli ambienti anarchici, come già era successo per la strage di Piazza Fontana del 1969 e l’arresto di Luigi Pinelli che determinò, con gli esiti che ne seguirono, l’omicidio del commissario Calabresi nel 1972.

Il nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia era guidato da Francesco Delfino (1936-2014), inquisito nel 2008 per questa strage e assolto nel 2012 dopo che il suo principale accusatore, sempre Tramonte, ritrattò la sua deposizione.
La prima istruttoria

Il primo processo si concluse nel 1979 con la condanna di esponenti dell’estrema destra bresciana, tra i quali Ermanno Buzzi, che nell’aprile del 1981, poco prima della sua testimonianza nel processo d’appello per la strage, fu ammazzato nel supercarcere di Novara dai neofascisti Mario Tuti (1944), noto come “il comandante“, e Pierluigi Concutelli.(1946), detto “Caterpillar“.

Il giudizio di appello si concluse nel 1982 e tutte le condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, inclusa quella del capitano .

Nel 1985 la Cassazione confermò le assoluzioni d’appello.

La seconda istruttoria

Il secondo processo iniziò in primo grado nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, e si concluse nel 1987 con l’assoluzione di tutti gli imputati per insufficienza di prove.

L’appello nel 1989 confermò l’assoluzione e stavolta con formula piena, decisione confermata in Cassazione.

La terza istruttoria

Il Brescia-ter è iniziato nel 2005 con la conferma da parte della Corte di Cassazione dell’arresto per Delfo Zorzi (1947), non estradato poiché cittadino Giapponese che oggi si chiama Hagen Roi.

Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi (1934-2018) e Maurizio Tramonte (1952), terroristi del Movimento Politico Ordine Nuovo, Pino Rauti (1926-2012), repubblichini e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, Giovanni Manfredi e il generale Francesco Delfino (1936-2014), il processo è inziiato il 25 novembre 2008.

Il 21 ottobre 2010, dopo cinque giorni e mezzo di ricostruzione delle accuse, i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta hanno formulato l’accusa di concorso in strage per tutti gli imputati ad eccezione di Pino Rauti, per il quale è stata chiesta l’assoluzione piena pur sottolineando la sua responsabilità morale e politica per la strage.

Il 16 novembre 2010 la Corte D’Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati con la formula dubitativa di cui all’art. 530 comma 2 cpp, corrispondente alla vecchia formula dell’insufficienza di prove.

Il 14 aprile 2012 la Corte d’Assise d’Appello ha confermato l’assoluzione per tutti gli imputati, condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali, indicando la responsabilità di tre ordinovisti ormai defunti: Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati.

Il 21 febbraio 2014 la Corte di Cassazione ha annullato le assoluzioni di Maggi e Tramonte e confermato quelle di Zorzi e Delfino.

Il 22 luglio 2015 Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi sono stati condannati in appello all’ergastolo, sentenza confermata in Cassazione il 20 giugno 2017.

I misteri irrisolti

  • Perché il vicequestore Aniello Damare meno di due ore dopo la strage ordinò a una squadra di pompieri di ripulire frettolosamente con le autopompe il luogo dell’esplosione, così spazzando via indizi, reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare alcun sopralluogo o rilievo[3][4].
  • La scomparsa dell’insieme dei reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei cadaveri, anch’essi di fondamentale importanza ai fini dell’indagine.
  • Il ruolo dei servizi segreti, anche di quelli statunitensi che all’epoca supportavano l’eversione di destra contro il rischio di avanzata del PCI.
  • I depistaggi sempre verso la pista anarchica per coprire il terrorismo neofascista.
Immagini dell’ epoca fornite dalla Casa della Memoria, scatti realizzati da Pietro Gino Barbieri Photo Spada – Lapresse Free of Charge – not for sale

NOTE:

[1] sindacalista della CISL.

[2] deputato del PCI.

[3] https://www.ilpost.it/2021/12/22/nuovi-indagati-strage-piazza-loggia-brescia/.

[4] Mirco Dondi, L’Eco del Boato – Storia della Strategia della Tensione 1965-1974, Bari, Laterza, 2016.

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