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PER GLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SI SPENDE QUANTO PER L’ISTRUZIONE, Massimiliano Mancini

Il Governo deve avere come priorità la riduzione del debito pubblico senza però deprimere l’economia, le indicazioni del Governatore della Banca d’Italia

Massimiliano Mancini

Abstract: Molte delle debolezze strutturali dell’Unione Europea si trovano nell’economia italiana che è soffocata ulteriormente dall’alto debito pubblico, che è il secondo in Europa in confronto al PIL dopo quello della Grecia, e che comporta una spesa per interessi pressoché equivalente a quella per l’istruzione,  gravando sul futuro delle giovani generazione ed esponendo l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta al Meeting di Rimini 2024 ha indicato una strada difficile per il Governo, che richiede il coraggio di scegliere cosa tagliare per ridurre il macigno del debito pubblico e cosa finanziare oculatamente per non deprimere la crescita del PIL, anche costo di attuare politiche impopolari e che influenzeranno il consenso elettorale per costruire un’economia moderna, in grado di superare questo momento di crisi strutturale, e rilanciare la crescita, che da troppo tempo è modesta.

Fabio Panetta

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OMBRE E LUCI PER L’ITALIA

Non è comune che un grande economista di livello internazionale com’è Fabio Panetta riesca a farsi comprendere anche sui più temi complessi da chiunque lo ascolti, senza mai essere semplicistico ovvero parziale nella sua esposizione, questo è stato già detto. Ancor più apprezabile è il fatto che il Governatore della Banca d’Italia, che è scelto dal Governo, non si faccia mai condizionare dall’opportunità politica e non usi mai filtri o eufemismi ma, con grande coraggio e onestà intellettuale, esprima i numeri e i fatti per quello che sono.

«Molte delle debolezze strutturali dell’economia europea si ritrovano nell’economia italiana.» con questa affermazione ha subito chiarito che la verità è bella nuda, sempre, ma questo lo aveva chiarito subito nelle sue prime Considerazioni finali da neo Governbatore lo scorso maggio.

I grandi problemi strutturali che affliggono l’Italia dagli inizi del nuovo secolo e che frenano lo sviluppo di una Italia che fatica tanto per ottenere sicuramente molto meno di quello che potrebbe sono sostanzialmente da ricercare nella scelta degli investimenti, nella stagnazione della produttività e nella preoccupante prospettiva demografica.

Gli italiani però sono capaci di grande resilienza, lo hanno dimostrato in tante fasi storiche e non serve tornare indietro al dopoguerra e agli anni del boom economico, anche nei tempi recenti degli anni successivi alla pandemia, come ha evidenziato il Governatore, le imprese italiane hanno dimostrato una capacità competitiva sui mercati internazionali di rilievo.

Quindi si può «… guardare al futuro con fiducia. Senza indulgere in eccessi di ottimismo, dobbiamo partire da essi per costruire uno sviluppo sostenuto, duraturo e inclusivo.».

LE PRIORITÀ NON PIÙ DEROGABILI PER L’ITALIA

La crescita è il grande problema e quindi l’obiettivo fondamentalea cui bisogna puntare, tema riconosciuto e spesso vantato da tutti i partiti, i sindacati, dal Governo e dall’opposizione, ma sinora i risultati non danno grandi meriti alle azioni intraprese. Per questo obiettivo si deve quindi cambiare la prospettive, giudicare secondo il risultato piuttosto che secondo il facile consenso elettorale che da la spesa, spesso irrazionale, del denaro pubblico. Non si deve tagliare linearmente, come è stato improvvidamente fatto in alcuni casi nel passato, ma si deve piuttosto investire oculatamente e tagliare decisamente.

«La strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi.»

Il Governatore quindi ha chiesto di «affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti.» che ha individuato nelle linee di azione urgente da intrapredere:

  • rafforzare la concorrenza;
  • potenziare il capitale umano;
  • accrescere la produttività del lavoro;
  • aumentare l’occupazione di giovani e donne;
  • definire politiche migratorie adeguate.

IL DEBITO DA ABATTERE PRIORITÀ ASSOLUTA

«L’Italia è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perché è emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità.».

Il problema cruciale che pesa sull’economia e la frena è l’elevato debito pubblico in rapporto al prodotto interno.

In termini assoluti, il debito pubblico più elevato, tra i paesi dell’area euro, alla fine del primo trimestre del 2024, è stato registrato in Francia (3.159 miliardi di euro), seguita da Italia (2.894), Germania (2.635) e Spagna (1.613). Però a tutt’oggi l’Italia è il secondo paese per rapporto debito/PIL in Europa dietro solo alla Grecia.

RAPPORTO DEBITO/PIL AREA UE 88,7%

I PIÙ INDEBITATI:

  1. Grecia (159,8%);
  2. Italia (137,7%);
  3. Francia (110,8%);
  4. Spagna (108,9%).

Evidentemente il debito pubblico così elevato rende elevato il tasso d’interesse pagato dallo Stato per i propri titoli del debito, anche perché nonostante si sia unificata la politica monetaria europea e vi sia una moneta unica tuttavia non vi è una governance unitaria su economia e fisco come è stato già detto, esponendo «l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari», come ha sottolineato il Governatore.

Ciò implica anche che siano più costosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire e inoltre «Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo.».

LA SFIDA PER IL GOVERNO

«Affrontare il nodo del debito richiede politiche di bilancio orientate alla stabilità e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati. Tuttavia, la riduzione del debito sarà ardua senza un’accelerazione dello sviluppo economico. La strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi.»

Il Governatore ha indicato una strada difficile per il Governo, che richiede il coraggio di scegliere cosa tagliare e cosa finanziare oculatamente, ottimizzando le scarse risorse che restano riducendo sostanzilamente la spesa pubblica per ridurre il debito, a costo di attuare politiche impopolari e che influenzeranno il consenso elettorale. Però non ci sono altre opzioni per costruire un’economia moderna, in grado di superare questo momento di crisi strutturale, e rilanciare la crescita, che da troppo tempo è modesta.

«affrontare le debolezze strutturali, ridurre il debito pubblico e promuovere una crescita elevata non solo rafforzerà la nostra economia, ma contribuirà anche alla solidità dell’intera Unione europea. Solo così potremo lasciare alle generazioni future un’Italia e un’Europa che abbiano saputo distinguere l’essenziale dal superfluo, orientando le proprie scelte verso ciò che conta davvero.».


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