Manipolazione emotiva e violenza psicologica sono forme di abuso invisibile ma non per questo meno impattanti sulla salute mentale di chi le subisce
Abstract: Quando si parla di violenza si pensa subito ad un’aggressione di tipo fisico o sessuale. Eppure la violenza può presentarsi in diversi modi, alcuni dei quali non sempre evidenti. La testimonianza di una vittima.
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L’ho conosciuto cinque anni fa. Ci eravamo scritti per un po’, senza incontrarci. Al primo appuntamento ci siamo stretti in un abbraccio. È nata subito una grande intesa, mi faceva sentire amata, speciale. Finalmente ero felice. Dopo un periodo di “t’amo” e gesti d’attenzione, ha iniziato ad essere più distaccato, a diminuire gli incontri, i messaggi. Come mi aveva sommersa d’amore, mi affogava nell’indifferenza.
Soffrivo, piangevo e a ogni suo ritorno rinascevo. Mi diceva che aveva tanti impegni, ripeteva sempre di cercare qualcuno che potesse prendersi cura di me.
Una sera, per caso, ho incontrato un collega che non vedevo da tempo. Abbiamo iniziato a parlare. Ho visto tanta bellezza nella semplicità del raccontarsi, nel comprendersi, nel sostenersi.
Quando lo ha saputo, ha iniziato dapprima a insultarmi, a dirmi che l’avevo tradito, di sparire dalla sua vita. Ma il giorno dopo è tornato in lacrime, con i suoi “t’amo”, “ho capito che non posso vivere senza di te”.
Gli ho creduto.
Senza rendermene conto ha iniziato un comportamento manipolatorio volta a controllare e influenzare le mie emozioni, i miei pensieri, le mie azioni.
Controllava le mie comunicazioni, controllava i miei social, controllava le mie uscite, cercava di limitarmi nel lavoro.
Mi sottoponeva ad un processo accusatorio, a volte con un certo grado di crudeltà senza remore a ferirmi, a farmi sentire in colpa, ad asservirmi. Mi sentivo svuotata. Avevo paura di dire o di fare qualcosa che potesse di nuovo far ripartire la sequela di domande, di allusioni, di accuse. Ero confusa, in uno stato di frustrazione e di ansia. Cercavo di difendermi, di convincerlo che quello che diceva non corrispondeva alla verità, provando ad instaurare un dialogo ostinato, con la speranza che ciò riuscisse a fargli cambiare idea. Ero vulnerabile e dipendente, temevo di perderlo. Lo idealizzavo. Bastava infine che addolcisse i toni per sentirmi meglio.
Questa relazione mi stava avvelenando. Dentro di me urlavo basta. Ormai ero ridotta talmente male da sentire di non meritare di meglio.
Ho trovato la forza di staccarmi da lui. E’ un processo doloroso e faticoso.
Ripenso a quando la relazione nella fase iniziale sembrava essere piena d’amore.
Poi penso ai sensi di colpa, all’indifferenza, alla mancanza di cura, alle menzogne che non devono esistere in una relazione d’amore. Alle parole che non diventavano mai fatti.
Un amore autentico è caratterizzato da un sentimento sano, sicuro, non ossessivo e soprattutto reciproco. Non voglio più idealizzarlo, chiedermi perché è successo, se è stata colpa mia.
È il momento di elaborare il male che ho subito e di andare oltre.
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