Il ribellismo che corre sui network, dal complottismo alle minacce alla sicurezza pubblica
Abstract: Nella società dell’infocrazia i social network i social network sono divenuti lo strumento principale per veicolare le notizie, innescare discussioni, commentare senza approfondire, senza verificare eventuali fake news,anche lo scetticismo generalizzato verso ciò che rappresenta una novità, tantopiù se promossa dalla politica, diventando strumento di guerra ibrida e anche veicolo di promozione della ribellione anarchica che può evolversi in concrete minace alla sicurezza pubblica.
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LA SOCIETÀ DELL’INFOCRAZIA
Infocrazia è un termine utilizzato per descrivere una forma di potere e controllo basata sulla gestione e sull’elaborazione delle informazioni, deriva dall’unione di “informazione” e “-crazia” (dal greco kratos, che significa “potere”). L’infocrazia è un concetto particolarmente rilevante nel contesto della società contemporanea, dove le tecnologie dell’informazione e i dati digitali giocano un ruolo fondamentale nella governance, nell’economia e nella vita quotidiana.
L’infocrazia è strettamente legata al concetto di capitalismo della sorveglianza, come teorizzato da Shoshana Zuboff, e alle dinamiche del potere nell’era digitale. Le piattaforme digitali e le grandi aziende tecnologiche, come Google, Amazon, Facebook e Microsoft, sono spesso considerate attori principali nell’infocrazia, grazie al loro controllo di dati e infrastrutture tecnologiche.
Nella società infocratica, le informazioni diventano il strumento di potere gestito consapevolmente come strumento di politica da centri di interesse nazionali e internazionali ovvero essere amplificato anche inconsapevolmente come espressione del ribellismo anarchico. La circolazione incontrollata delle informazioni favorisce la diffusione di fake news e consente di influenzare l’opinione pubblica e il comportamento delle persone attraverso la propaganda, la disinformazione o la censura, erodendo la trasparenza e la libertà individuale.
L’ordine e la sicurezza pubblica oggi devono occuparsi attentamente delle arene digitali dei nuovi canali comunicativi, dove è necessaria una costante attività di prevenzione, tenendo conto anche dell’incapacità – sempre più presente – per gli utenti di riconoscere una fake news e dalla presenza di contenuti deep fake che mostrano immagini e filmati completamente falsi generati interamente dall’intelligenza artificiale.
La rete quindi diventa strumento principale anche di sostegno, diffusione e propaganda sia dei conflitti, oggi sempre più ibridi, e sia del terrorismo e delle minacce all’ordine e alla sicurezza pubblica, che cavalcano il complottismo e il ribellismo anarchico.
I LIMITI DEL CONTROLLO SOCIALE E I RISCHI DELLA RETE
Il progresso e l’evoluzione tecnologica sono inevitabili, certamente ogni elemento interessato dall’evoluzione è in realtà il risultato di una scelta umana. Tutto ciò è la conseguenza di una progettualità studiata, attuata e migliorata nel tempo, osservando il bene comune. Un esempio potrebbe essere l’applicazione di algoritmi di IA per la sicurezza urbana nella città di Trento. Occasione, quest’ultima, dove il Garante per la Privacy, intervenendo, commina una sanzione di 50.000 euro al Comune, per aver messo a terra delle progettualità non conformi alla norme in essere, omettendo la necessaria pubblicità all’utenza e senza predisporre idonee misure tecniche (docweb 9977299).
Quanto precede, considerando che – succintamente – i progetti in parola interessavano l’acquisizione di flussi audio, in aggiunta a quelli della videosorveglianza urbana, cui poi si ricollegavano, tramite algoritmi speach to text, a ricerche on-line, a carico di piattaforme come Twitter e Youtube, di frasi tipiche dello hate speach, con successiva condivisione di dati personali (nickname, indirizzi, estrapolazioni di chat) alle forze di polizia belga e bulgara (si trattava di progetti finanziati con fondi europei: Marvel, Protector, Precrisis).
Interessante il “caso Trento” perché il “problema” non è solamente la tutela della privacy (ma anche sicurezza delle informazioni; contabilità pubblica; approccio regolatorio) e ha avuto riverberi anche sul “complottismo” a tema smart city: la nuovo panopticon, entità astrattamente correlata a una nuova forma di controllo sociale della cittadinanza: utilizzo di sensori, controll room dalla connettività avanzata, interoperabilità tra servizi appartenenti a Enti pubblici differenti e player per l’ottimizzazione della gestione urbana.
DAL COMPLOTTISMO ALLE MINACCE ALL’ORDINE PUBBLICO
A Lecce, nel giugno ’23, una vandalizzazione ha interessato le mura del palazzo della provincia: “la smart city è una trappola criminale“. Trento, invece, è la città dove si svolge una prima manifestazione “no smart city“, nel settembre 2023. La pagina X di “Verona per la libertà” (account @LibertaVerona), riporta: “#Trento: Controllo sociale, smart city, id Wallet. La nostra passione per la libertà è più forte di ogni autorità UniAMOci Trentino APS.
Il contesto è molto ampio e fa riferimento al ribellismo trasversale alle idee politiche che taluno potrebbe propugnare. La sigla che viene richiamata sulle mura salentine è riconducibile al gruppo no- vax “guerrieri vivi“.
L’attribuzione è data soprattutto per il simbolo adottato: una “W” inscritta in un cerchio. Lo stesso viene rinvenuto in occasione delle vandalizzazioni anche in altre località italiane, in tempi e su temi differenti.
Esempi possono essere:
- gli imbrattamenti della sede CISL di viale Ciamarra, zona est di Roma, del settembre 2022, ma anche a Torre Angela e Tor Bella Monaca;
- le scritte ingiuriose a carico del Presidente dell’Emilia Romagna, sui muri del palazzo della Regione, nel gennaio 2022.
L’attività investigativa, portata avanti dalla Polizia di Stato, ha permesso, già nel gennaio del 2023, di poter accertare che il gruppo “guerrieri vivi” è protagonista del linkage tra episodi di vandalismo e attacchi ai profili social di personalità della politica e della sanità: chiaramente questo accadeva in epoca di restrizione pandemica.
I temi pandemici si affiancavano al contrasto ai sistemi di pagamento elettronici, all’identità digitale, e alla tecnologia 5G e 6G. Le azioni venivano coordinate attraverso piattaforme di messagistica istantanea, come Telegram, appunto.
Si è passati, quindi, dal “no green pass” al “no” alla pervasione tecnologica.
Le manifestazioni di dissenso sono proseguite a Trento, anche durante le festività natalizie 2023, con imbrattamenti ai danni di alcune telecamere.
Anche in quell’occasione, la rivendicazione, tramite volantino, è stata di un gruppo riconducibile alla galassia “no vax“, il “V_V“: “Sulle telecamere vi mentono dicendovi che sono per la sicurezza”
Il problema è quindi l’informatizzazione spinta e la condivisione dei dati vero la P.A.
IL RISCHIIO DA GESTIRE
I social network sono lo specchio riflesso della società contemporanea, gli individui ne diventano utenti e si riversano dentro di loro, qui è possibile riscontrare, in queste arene digitali, scetticismo generalizzato verso ciò che rappresenta una novità, tantopiù se promossa dalla politica o da sue naturali propaggini. A questo si abbina un dato d’interesse non di poco conto: sempre più si utilizzano nuove tecnologie ma le stesse – in realtà – non sono realmente conosciute dai medesimi utenti.
Anche la sicurezza risente dell’infocrazia. Gli attuali conflitti evidenziano la profonda correlazione con la tecnologia: i social network sono divenuti lo strumento principale per veicolare le notizie, innescare discussioni, commentare senza approfondire, senza verificare eventuali fake news. Come utile risultato vi è una propagazione asimmetrica del conflitto con la generazione di importanti rumori di fondo, che aiutano a dimenticare le ragioni alla base di un conflitto, sia esso Russo-Ucraino oppure Israelo-Palestinese.
Lo sforzo disinformativo è avvantaggiato dal libero accesso ai social network, considerando anche i falsi profili (la “macchina dei troll”, cara alla dottrina Gerasimov), utili sia in campo commerciale ma anche belligerante. Twitter è stata individuata dal Gardian, come la piattaforma su cui circolasse il maggior numero di dati erronei sul conflitto a Gaza, addirittura rilanciando frame di videogiochi. Taluni account erano stati artatamente creati, come il falso @Jerusalem_Post (l’account sospeso era @Jerusalam_Post).
Ancora, molti sono stati anche gli studi che hanno posto in evidenza il legame social-terrorismo (Betram, 2016, Franck et al., 2015, Rudner, 2016) prova ne è la cospicua giurisprudenza sul tema di finanziamento al terrorismo e propaganda, o anche l’autoaddestramento. Interessanti a tal proposito taluni studi applicativi di sentiment analysis finalizzati all’individuazione di contenuti d’interesse investigativo postati sui social, fermo restando che l’idea di base ha chiaramente interessato il web marketing. D’altronde questo era anche uno dei programmi in essere a Trento, prima succintamente richiamati, e bocciati dal Garante Privacy.
BIBLIOGRAFIA
Valerio Chiara, La tencologia è religione, Einaudi, 2023.
Byung-Chul Han, Infocrazia, le nostre vite manipolate dalla rete, Enaudi, 2023;
Pierluigi Iezzi, Cyber e Potere, Mondadori, 2023;
Shoshana Zubof, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss University Press, 2023.
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