Dal Meeting di Rimini 2023, la ricetta del ministro del lavoro portoghese Ana Mendes Godinho contro la denatalità e per l’inclusione delle donne
Abstract: Intervenuta al Meeting 2023 nella sessione dal tema “Generazione lavoro… ma le donne no“, la ministra portoghese del lavoro, della solidarietà e della previdenza sociale del Portogallo ha parlato delle scelte vincenti, non solo sul piano etico, adottate dal suo paese. Favorire il lavoro delle donne con la settimana corta e contrastare il gender gap, non è solo una scelta giusta, ma anche una necessità per gli Stati europei che, costringendo le donne a scegliere tra lavoro e famiglia, hanno determinato una drammatica crisi demografica che mina, sempre più gravemente, la tenuta del sistema previdenziale e assistenziale. In conclusione grande attenzione ai giovani citando Papa Francesco.
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La partecipazione al Meeting
Il 24 agosto 2023, quinta giornata del Meeting di Rimini 2023, è intervenuta il Ministro del lavoro, della solidarietà e della previdenza sociale del Portogallo Ana Mendes Godinho partecipando alla sessione dal tema “Generazione lavoro… ma le donne no“, parlando del gender gap, ancora così elevato anche nell’evoluta Europa, e di come risolvere il problema del calo demografico e quindi della conseguente crisi dei sistemi previdenziali che hanno sempre meno lavoratori che li alimentano e sempre più anziani che percepiscono le pensioni.
Ripartire dalle donne non è solo un dovere etico ma anche una scelta conveniente anzi necessaria, ma si deve avere il coraggio di fare scelte forti sull’organizzazione del lavoro anche riducendo l’impegno lavorativo per consentire alle donne di dedicarsi alla famiglia senza per questo dover rinunciare al lavoro, che non è solo un diritto ma una necessità.
Integrazione e inclusione
Prima di affrontare i temi proposti dalla ministra portoghese è però necessario fare chiarezza sulla distinzione tra questi due termini, apparentemente sinonimi.
Il termine società inclusiva è stato definito nell’ambito del Vertice mondiale per lo Sviluppo Sociale tenutosi a Copenaghen nel 1995. C’è una notevole differenza tra i termini integrazione ed inclusione. Se per integrazione infatti si intende mettere fisicamente insieme le persone, senza consentire loro di condividere gli stessi strumenti, l’inclusione, invece, offre la possibilità a tutti di essere cittadini e cittadine a tutti gli effetti.
L’integrazione delle donne in Italia senza inclusione
Non è sufficiente quindi integrare le diversità, ma è necessario consentire inclusione facendo spazio alla ricchezza delle differenze. Quello dell’inclusione è un concetto introdotto da pochi anni dalla convenzione dell’Onu sui diritti umani e rappresenta l’occasione per operare affinché ogni individuo abbia pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di disabilità e/o povertà.
Se si vogliono includere le donne e non limitarsi a integrarle si dovrebbe prevedere un’organizzazione del lavoro che tenga conto delle loro differenti esigenze e differenze, anche fisiche. Tutto ciò nell’interesse dello Stato e quindi anche degli uomini, perché esse garantiscono non solo la generazione dei figli ma anche l’accudimento e quindi la soddisfazione familiare e il bilanciamento demografico, che è in drammatico calo in Europa e in Italia ancor di più.
Le scelte vincenti del Governo portoghese
Settimana lavorativa di quattro giorni, diritto alla disconnessione, un “barometro” per indicare alle aziende la presenza di disparità salariale tra uomini e donne. Sono questi alcuni degli interventi, che il paese lusitano sta sperimentando per agevolare la partecipazione femminile al mondo del lavoro, presentati al Meeting di Rimini dalla ministra del Lavoro, della solidarietà e della previdenza sociale del Portogallo Ana Mendes Godinho.
Queste misure permettono anche di contrastare lo sfruttamento e il lavoro irregolare, che non è solo illecito ma ha un elevatissimo costo per lo Stato che perde sia gli introiti fiscali e sia quelli assistenziali e previdenziali.
Ana Mendes Godinho: «Con la pandemia i lavoratori hanno ribadito la centralità della conciliazione tra vita e lavoro. L’Europa deve prendere posizione su questo, diversamente non sarà più capace di attirare talenti».
La settimana corta e il diritto alla disconnessione
Lavorare meno non significa produrre meno o con più costi, perché il Governo e la collettività hanno oramai dei costi insostenibili sulla spesa e dei gravi rischi sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Quindi intervenire con politiche fiscali e salariali che consentano di conciliare la vita familiare con il lavoro costa molto meno, in prospettiva, che alimentare sempre più onerosamente i fondi pensionistici pubblici.
Dal Portogallo arriva dunque la sperimentazione della settimana lavorativa di quattro giorni, alla quale stanno prendendo parte 40 aziende, in accordo con i lavoratori e senza decurtazione salariale, che per il momento sembra, grazie a una riorganizzazione degli orari, salvaguardare produttività e soddisfazione di tutti.
La ministra ha promosso anche la legge sul diritto alla disconnessione dei lavoratori per vietare alle aziende in Portogallo di contattare i dipendenti al di fuori dell’orario di lavoro e l’obbligo a carico delle stesse aziende di sostenere i costi aggiuntivi di energia e comunicazione nel lavoro da remoto, che il Financial Times ha descritto come “una delle leggi più favorevoli ai dipendenti in Europa per regolare il lavoro a casa“.
Il barometro del gender gap, la conciliazione vita-lavoro e l’emersione del lavoro informale
Tra le misure citate sul palco del Meeting la ministra Ana Mendes Godinho ha citato il “barometro” del gender gap che segnala ogni anno alle imprese – a volte con loro sorpresa – la disparità di trattamento tra uomini e donne, ma anche misure di premialità per le aziende con salari più equi.
Dal 2015 ad oggi il divario salariale è sceso dal 16 all’11%. Ma non basta.
La ministra ha sottolineato anche che si deve agire per l’emersione del lavoro informale femminile, come la collaborazione domestica, e favorire la conciliazione vita-lavoro che riguarda anche gli uomini nella gestione di cura.
Ana Mendes Godinho: «In Portogallo abbiamo previsto l’asilo infantile per tutti i bambini. Sarà sì un incentivo ad avere figli, a lavorare per le donne, ma anche una misura che permetterà di includere tutti i bambini a prescindere dalla loro classe sociale». Offrire asili nido gratuiti per tutti e vicini ai luoghi di lavoro non è solamente una scelta etica, ma consente di non rinunciare al lavoro e quindi anche ai prelievi a favore dello Stato versati dalle imprese e dai lavoratori.
La conclusione citando Papa Francesco
Ana Mendes Godinho: «Dobbiamo ascoltare i giovani, Papa Francesco a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù ha invitato a lasciarsi provocare dai giovani. Persino qui a Rimini (800 anni fa NdR.) sant’Antonio ha ascoltato i pesci».
Ana Mendes Godinho: nata a Lisbona nel 1972, laureata in giurisprudenza, avvocato e consulente legale, dal 2022 è Ministra del Lavoro, della Solidarietà e della Previdenza Sociale del Portogallo.
Dopo il tirocinio legale, è diventata consulente legale del Ministero della Difesa Nazionale portoghese e, successivamente, della Direzione Generale del Turismo, tra il 1997 e il 2001. È un ispettore del lavoro qualificato e dal 2001 ha diretto il dipartimento per il supporto dell’attività ispettiva presso l’Autorità portoghese per le condizioni di lavoro (ACT). È stata vicepresidente dell’Autorità nazionale portoghese del turismo (Turismo de Portugal) e membro del consiglio di amministrazione di due società turistiche. Ha inoltre coordinato la laurea post laurea in Diritto del Turismo presso l’Università di Lisbona.
È stata vice e capo dello staff del Segretario di Stato per il Turismo, Bernardo Trindade, nel primo governo guidato dal Primo Ministro José Sócrates dal 2005. Ha rappresentato il Portogallo nel Comitato tecnico per il turismo e i servizi correlati dell’Organizzazione internazionale per la standardizzazione. Nel 2015 è diventata Segretario di Stato per il Turismo nel primo governo di António Costa. Nel 2019 è diventata Ministro del Lavoro, della Solidarietà e della Previdenza Sociale nel secondo governo Costa ed è stata riconfermata nel terzo e attuale governo Costa.
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