L’Unione Europea sta perdendo competitività che è necessaria anche per contrastare le diseguaglianze
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Abstract: La diseguaglianza è diventata endemica al sistema economico ed è anche crescente nonostante si osservi una crescita importante della ricchezza nel mondo. Il divario tra i ricchi che sono l’1% della popolazione e la metà più povera sta crescendo in maniera molto importante in gran parte del mondo. L’Europa è un mercato con obiettivi sociali e politici ed ecco perché nel Trattato di Lisbona si parla di prosperità condivisa ma anche di coesione socio-economica e territoriale però sta perdendo in termini di competitività, soprattutto rispetto gli Stati Uniti e ancor di più verso la Cina, che sta investendo molto in nuove tecnologie e se si vuole.una società più equa si deve generare più crescita.
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LE DISUGUAGLIANZE
Il termine “disuguaglianza” si riferisce a tutte le differenze in merito al possesso di risorse che generano opportunità di vita diverse, più o meno vantaggiose. Le disuguaglianze sociali, non solo quelle economiche , crescono in Europa, soprattutto a causa della pandemia e della crisi economica che ha travolto l’Europa. Il 2020 è stato definito l’anno dei “nuovi poveri”, persone con casa, lavoro e famiglia che sono cadute in povertà e che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa.
La riduzione delle disuguaglianze è uno degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, l’SDG 10 “Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni” che mira, tra le altre cose, a raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale e a potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti senza alcuna distinzione.
IL TEMA DELLE INEGUAGLIANZE AL MEETING
Il tema delle disuguaglianze è una costante di un ambiente di ispirazione cattolica com’é il meeting. Nell’edizione 2024 è stato uno dei primi incontri sul tema “Disuguaglianza: il prezzo che tutti paghiamo” al quale ha partecipato:
- Samuele Rosa, economista senior del Fondo Monetario Internazionale e membro della Fondazione per la Sussidiarietà;
- José Manuel Durão Barroso, già presidente della Commissione Europea e presidente non esecutivo di Goldman Sachs International;
- Branko Milanović, docente della della City University of New York, economista tra i più esperti a livello internazionale sulla disuguaglianza.
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Samuele Rosa, «La crescente diseguaglianza che tocca differenti dimensioni e non solo reddito e ricchezza, per alcuni osservatori e linee di pensiero sta minacciando proprio la coesione delle nostre società e contratiamente a quanti economisti, molti economisti pensavano, e anche io pensavo, la diseguaglianza è diventata endemica al sistema economico e vieppiù crescente nonostante si osservi una crescita importante della ricchezza nel mondo. Abbiamo il problema dei divari in termini di reddito. Il divario tra i ricchi, l’1% della popolazione e la metà più povera sta crescendo in maniera molto importante in gran parte del mondo. Abbiamo visto che dagli anni 1990 al 2000 quasi la metà della ricchezza che si è creata è andata nelle mani dei ricchi, di quell’1% dela popolazione. l’accumulazione, la concentrazione di ricchezza, di patrimonio e quindi non di produzione di richezza, è in crescita, in alcuni anni è stata particolarmente rilevante ho un dato incredibile: nel 2016 l’82% della crescita della ricchezza, quindi il flusso, è andato nelle mani dell’1% della popolazione e quindi dei ricchi.»
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José Manuel Durão Barroso, «L’Europa non è solo un mercato ma un mercato con obiettivi sociali e politici ed ecco perché nel Trattato di Lisbona si parla di prosperità condivisa ma anche di coesione socio-economica e territoriale […] Uno degli obiettivi dell’Ue è la prosperità condivisa. Quando fu creata, negli anni cinquanta, l’obiettivo principale era quella della pace e questo obiettivo è stato raggiunto perché non c’è più stato un conflitto tra i membri della Comunità europea. L’Europa in questo senso è un’economia di mercato ma con livelli diversi di welfare, non siamo come gli Usa e la loro economia […] L’Europa è l’unione di tante culture ma occorre un approccio che cerca di generare consenso […] Sono preoccupato perché l’Europa sta perdendo in termini di competitività. Ad esempio in confronto con Usa e Cina, che sta investendo molto più di noi in nuove tecnologie. Bisogna trovare un equilibrio. Se vogliamo una società più equa dobbiamo generare più crescita.».
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Franco Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: «Le disuguaglianze di ricchezza e reddito sono uno dei temi più urgenti che i governi dovranno affrontare. Infatti, se a livello globale disuguaglianza e povertà sono diminuite, non si può dire lo stesso a livello di singolo paese: la convergenza tra Stati è cresciuta, ma al contempo si è ampliato il divario economico tra le fasce più povere e ricche della popolazione. Nel nostro paese aumentano ogni anno le famiglie in povertà assoluta e le richieste di supporto da parte di cittadini e famiglie in difficoltà economica». Lo ha dichiarato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, a margine dell’incontro organizzato dalla Fondazione con l’economista Branko Milanovic e l’ex presidente della Commissione Europea José Manuel Durão Barroso. «Questa disparità di reddito non ha solo un impatto sul fronte dell’economia ma innesta un circolo vizioso generando disuguaglianza di opportunità» – ha proseguito Vittadini – «Vivere in condizioni di povertà da piccoli, infatti, ha effetti a catena fortemente negativi che pesano sulla crescita dell’intera società. Come ci ha ricordato Branko Milanovic in una recente intervista rilasciata a Nuova Atlantide, la mancanza di uguali opportunità “è dannosa perché rallenta i miglioramenti materiali per la società, ma anche per una ragione antropologica: nega l’uguaglianza fondamentale degli esseri umani, principio stabilito dalla carta universale dei diritti dell’uomo”. In questa partita un grande apporto arriva già dai corpi intermedi non profit; serve partire da qui per rilanciare una visione di reale partenariato tra amministrazione pubblica e realtà non profit generata dai cittadini così da ridare forza a un sistema di welfare che sia davvero universalistico.».
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