L’analisi psicologica del sistema complesso umano tra le pieghe della luce nelle figure di Domenico de Dominicis
Abstract: L’approccio ai sistemi complessi nel campo sociale e umano può essere integrato, pur senza una definizione scientifica univoca e una teoria consolidata, dall’osservazione attraverso gli strumenti dell’arte figurativa. L’artista Domenico De Dominicis (Frosinone, 1949) analizza nelle sue opere figurative il sistema complesso psicosociale dell’essere umano, attraverso l’uso della luce, dei dettagli e dei cromatismi.
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Un sistema complesso è composto da diverse componenti o sottosistemi che interagiscono tra loro con effetti non esattamente prevedibili, come accade, ad esempio, in tutti gli organismi viventi e quindi anche nel sistema fisiologico umano, che è composto da sottosistemi come quello cardiocircolatorio, respiratorio, nervoso, endocrino, linfatico, immunitario, etc.
Con una buona approssimazione, si può dire che i numerosi sottosistemi che compongono l’architettura della complessità sono tra loro dipendenti e reciprocamente influenzabili, rendendoli così imprevedibili. Tecnicamente sono definiti “non lineari” i sistemi che, pur se osservabili nelle loro componenti elementari, non sono descrivibili con funzioni matematiche. Si immagini, per esempio, il funzionamento dell’economia e della finanza, basati su teorie definite da funzioni matematiche note ma i cui effetti complessivi reali restano di fatto imprevedibili. La medesima cosa può essere affermata per la medicina, una scienza sì che si basa su altre scienze, ma pur sempre dagli esiti reali imprevedibili e, forse proprio per questo, affascinante agli occhi degli studiosi.
L’essere umano esprime la sua complessità anche a livello mentale in generale e psicologico in particolare, dove vari sottosistemi interagiscono tra di loro, come l’Es, l’Io e il SuperIo che compongono la personalità secondo la teoria psicoanalitica Freudiana.
La stessa definizione di complessità è un problema complesso, al punto che oggi non ne esiste una definizione universalmente accettata né tantomeno una teoria organica.
L’arte di Domenico de Dominicis (Frosinone, 1949), definito da Domenico Purificato (1915-1984) che visitò la sua mostra a Fondi (LT) nel 1984, come egli riferisce con orgoglio, lo “Sciltian ciociaro“, con riferimento al pittore armeno Gregorio Sciltian, italianizzazione di Grigorij Ivanovič Šiltjan (1900–1985), è rivolta a indagare, dietro l’espressione evidentemente figurativa, la complessità dell’animo umano, dosando con equilibrata sensiibilità la luce, lente di ingrandimento che spoglia ed evidenzia le profonde emozioni oltre le statiche apparenze.
rappresentate spesso con le rughe, le rotondità e i segni del tempo e della sofferenza. Sicuramente l’artista non cede alla spasmodica ricerca della perfezione astratta, innaturale e astrusa dei corpi, tendenza ancora oggi in voga ma sterile nei risultati emozionali. De Dominicis si serve, in modo provocatorio e spregiudicato, proprio di dettagli iperrealistici per accrescere il contrasto concettuale con le emozioni, vere protagoniste delle sue opere, ricordando così le pennellate di Antonello Da Messina (1430-1479). Questo gioco viene realizzato con il contributo dello strumento più elevato a disposizione dell’artista: la luce.
Se, come afferma il filosofo e sociologo francese Edgar Morin (1921) “noi siamo educati a una iper-semplificazione, che scarta tutto ciò che non rientra nello schema della riduzione, del determinismo, della decontestualizzazione” (La sfida della complessità, a cura di A.Anselmo e G.Gembillo, Editore Le Lettere, Firenze 2017), allora la complessità è la sfida che abbiamo di fronte.
Domenico De Dominicis non ci fa mancare, con la sua arte, la solidità psicologica dei suoi volti rassicuranti, degli sguardi apparentemente seducenti dei suoi nudi femminili, delle espressioni profonde del suo Cristo crocifisso e degli ambienti abitativi e lavorativi degli esseri umani. In definitiva la sua non è una ricerca parziale ma, adottando il tradizionale metodo induttivo, coglie particolari inaspettati per consegnare allo spettatore una visione emozionale olistica della vita.
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