La coalizione delle testate indipendenti dai finanziamenti delle aziende fossili e la nostra rivista non profit non prende finanziamenti da nessuno
Abstract: La dipendenza economica di giornali, radio e tv dalle aziende inquinanti è molto più estesa di quanto si creda, e questo costituisce un pericolo non solo per l’informazione sul clima, ma anche per la democrazia. Greenpeace, la storica associazione ambientalista fondata in Canada nel 1971, ha lanciato una campagna contro la disinformazione sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale per creare una coalizione di organi d’informazione denominata “Stampa libera per il clima”, affinché si fornisca una informazione corretta e non asservita agli interessi delle imprese legate al mondo dei combustibili fossili. La nostra testata ha aderito certificando l’assenza di qualsiasi interesse essendo una testata non-profit che non accetta finanziamenti, contributi o sponsorizzazioni di alcun genere. Prosegue quindi l’impegno sociale di Ethica Societas e, in particolare, a favore del giornalismo libero e della ricerca della verità contro le fake news.
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LA NASCITA E LE GRANDI BATTAGLIE DI GREENPEACE
Nel 1971 quando i fondatori di Greenpeace partirono da Vancouver in Canada a bordo di un vecchio peschereccio per denunciare l’attività nucleare segreta che stavano svolgendo gli Stati Uniti ad Amchitka nell’Artico. Quegli attivisti non riuscirono a fermare il test atomico ma fecero la storia perché l’impresa comparve sulle prime pagine e gli USA abbandonarono la sperimentazione nucleare al Polo Nord.
Nel 1972 Greenpeace si impegnò contro i test nucleari francesi nell’atollo di Mururoa, la Francia era l’unica potenza occidentale a condurre, in quegli anni, esperimenti atomici in atmosfera. A bordo della nave Vega un equipaggio di cinque persone si spinse sino a 32 chilometri dall’atollo e, dopo otto giorni di schermaglie e inseguimenti, una nave francese li speronò, ma comunque riuuscirono a ritardare il test. L’anno successivo si realizzò una nuova azione a Mururoa e le foto del nuovo assalto francese alla nave di Greenpeace sollevò una ondata di indignazione mondiale che culminò nel 1974 con l’annuncio della fine dei test nucleari francesi.
Nel 1975 Greenpeace lanciò la sua campagna contro la caccia alle balene, affrontando le baleniere in mare aperto e fermando gli arpioni con i gommoni e denunciando all’opinione pubblica questa strage terribile, nel 1982 l’IWC (la Commissione Baleniera Internazionale (ovvero organismo internazionale istituito per tutelare le popolazioni di cetacei) approvò una moratoria alla caccia commerciale delle balene, in vigore dal 1986.
Nel 1985 la nave Rainbow Warrior di Greenpeace, dopo aver concluso l’Operazione Exodus‘ sull’atollo di Rongelap, che aveva subito gli effetti dalle radiazioni dei test nucleari condotti dagli americani tra il 1948 e il 1956, per evacuare l’intera popolazione nell’isola di Mejato che mostrava un’incidenza altissima di cancro alla tiroide, leucemia e malformazioni fetali, due esplosioni squarciano lo scafo della nave facendola affondare e uccidendo il fotografo di Greenpeace Fernando Pereira. L’inchiesta ufficiale non dimostrò il coinvolgimento dei servzi segreti francesi ma due mesi dopo si dimise il Ministro della Difesa della Francia.
Oggi Greenpeace è un’organizzazione internazionale ecopacificta non governativa, impegnata sui due storici filoni :
- ambientalismo: per la difesa del clima, delle balene, contro la pesca a strascico, gli OGM, il nucleare e le trivelle;
- pacifismo: contro tutte le guerre e i test nucleari.
Greenpeace è finanziata da circa 2,8 milioni donatori e fondazioni no profit e non accetta fondi da governi, partiti politici o grandi aziende.
Una realtà globale mondiale che è presente in Italia sin dal 1986, lavorando direttamente con le comunità in prima linea per proteggere il Pianeta, con di attivisti, volontari e sostenitori che lottano per un futuro migliore.
La dipendenza economica di giornali, radio e tv dalle aziende inquinanti è molto più estesa di quanto si creda, e questo costituisce un pericolo non solo per l’informazione sul clima, ma anche per la democrazia.
Per entrare a far parte della coalizione “Stampa libera per il clima” occorre rispettare cinque criteri:
- Copertura mediatica: dedicare la massima attenzione alla crisi climatica, dandole lo spazio che merita un’emergenza a cui occorre reagire con urgenza.
- Cause e responsabili: menzionare i combustibili fossili in almeno metà degli articoli o dei servizi in cui si parla delle cause della crisi climatica, senza omettere le gravi responsabilità dell’industria del gas e del petrolio.
- Voce delle aziende inquinanti: ridurre lo spazio offerto alle aziende inquinanti nel discorso mediatico sulla crisi climatica, la cui voce tra i soggetti che parlano del clima non deve superare quella degli esperti. Nessuno spazio deve essere più concesso ai negazionisti del riscaldamento globale.
- Trasparenza: rendere pubblico in modo trasparente ogni finanziamento proveniente dalle aziende dei combustibili fossili.
- Finanziamenti: assumere pubblicamente l’impegno, nei tempi e nei modi stabiliti dalla testata, a ridurre progressivamente o a eliminare ogni forma di finanziamento proveniente dall’industria dei combustibili fossili, incluse le inserzioni pubblicitarie.
La nostra testata è una rivista non-profit di proprietà e finanziata esclusivamente da Ethica Societas UPLI, una cooperativa sociale onlus promossa da UPLI-Unione Polizia Locale Italiana, che è un ente del terzo settore, non accetta sponsorizzazioni, pubblicità, finanziamenti pubblici o privati, quindi è entrata nella Coalizione della Stampa libera per il clima.
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