Il maschilismo imperante nella società patriarcale
Abstract: la disparità di genere è in Italia e nel mondo uno dei temi più vividi ed evergreen esistente da quando l’uomo ha memoria, di cui sentiamo parlare, però, solo dal secolo scorso quando è divenuto un imperante problema da estirpare. Secoli di evoluzione delle scienze, delle arti e delle società hanno mostrato un attaccamento costante alla cultura maschilista e machista. I cambiamenti sociali sono da millenni contraddistinti dalla costanza nel mantenere viva la disparità di genere, segnata da sottomissioni, soprusi e ingiustizie nei confronti del genere femminile.
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Partire dai luoghi educativi, per risolvere il problema alla fonte
È quanto più urgente inserire questa tematica nelle scuole: luogo da cui ha origine (insieme alla famiglia) la formazione psicologia e sociale delle persone.
Per raggiungere una visione sempre più egualitaria e che tenga considerazione delle idee e delle prospettive femminili, c’è bisogno di una formazione scolastica incentrata sul rispetto delle differenze di genere e su una politica di conciliazione tra maschi e femmine.
Le relazioni di genere e il confronto tra le parti non sembrano essere, ancora oggi, questioni analizzate in modo approfondito nelle scuole, ma è proprio in questi ambienti che nascono i primi conflitti e le prime discriminazioni.
La scuola, se concepita come luogo educativo e istituzione fatta di relazioni, deve necessariamente prevedere dei percorsi di sensibilizzazione al tema, per prevenire fin dalla giovane età stereotipi di genere altamente nocivi.
Le più radicate convinzioni sulla disparità tra uomo e donna derivano più dalla cultura e dagli ambienti sociali, che da una predisposizione genetica: ricalcare degli atteggiamenti prettamente maschili o femminili deriva da una necessità di trovare accettazione da parte di una società stereotipata che si aspetta tratti specifici dall’uno e dall’altro sesso.
Al fine di creare e portare avanti una società dove i bambini sono in sicurezza, responsabili, coscienti e rispettosi è necessario promuovere comportamenti equi e inclusivi, e ambienti in cui possano crescere senza limiti posti dal genere.
Ad ogni genere la sua disciplina
Ogni 100 ragazzi sono 135 le ragazze che si iscrivono all’università, il 17% delle donne si laureano contro il 12% degli uomini, le donne da sempre portano risultati in ambito di performance lavorative migliori rispetto agli uomini, eppure ancora si consigliano alle donne le discipline umanistiche come carriera da intraprendere, mentre agli uomini si indicano di più l’ingegneria, l’economia e la statistica.
Il liceo linguistico è gremito di ragazze, più di ogni altro indirizzo, così come le facoltà universitarie di psicologia, scienze sociali e lingue: queste scelte avviano verso strade lavorative, in genere meno remunerative o comunque in cui la possibilità di ricoprire una carica autorevole è bassa.
Ad oggi occupano una posizione leader il 28% delle donne, che vede la percentuale alzarsi nei settori legati alla cultura, l’istruzione e il welfare mentre abbassarsi drasticamente nei settori scientifici ed economici. Ancora una volta entra in gioco lo stereotipo di genere.
Seppur il trend di equità sia in salita, la strada per appiattire la curva di disparità è ancora molto lunga.
Un chiaro esempio del divario di genere è rappresentato dalle cariche politiche: 5 su 28 rappresentanti dei paesi europei sono donne ( se non consideriamo che la regina di Danimarca Margherita II è in carica per diritto dinastico, così come lo era Elisabetta II d’Inghilterra).
Dal momento che le differenze sostanziali si registrano nella popolazione comune così come nei piani di potere, pare sia chiaro ancora una volta, che il gap sia radicato a livello culturale.
Tentativi di alleviare la disparità di genere
Dal 2004 sono entrate in vigore numerose leggi volte a sensibilizzare il tema del divario di genere col fine di diminuirlo (forse un giorno annullarlo) soprattutto nei settori in cui le donne sono sottorappresentate.
In Italia e in Europa ci si è posti l’obiettivo di innalzare il tasso di occupazione femminile, mantenendo invariati i diritti e il sostegno nei periodi di gravidanza, per garantire serenità a livello familiare e lavorativo.
L’agenda per lo sviluppo sostenibile richiede, nel suo 5° punto, un incremento dell’empowerment femminile e pari opportunità per donne e uomini, così da consentire un progresso nella scolarizzazione e dunque la concessione di pari diritti in tutti i settori di partecipazione.
L’impegno strategico 2020-2025 per alleviare il divario di genere prevede:
- aumento della percentuale femminile nei ruoli decisionali;
- riduzione del divario salariale;
- opposizione alla violenza di genere e sostegno verso le vittime;
- emancipazione delle donne.
il Piano Operativo per la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali del 2020 ha colto il problema della bassa partecipazione delle donne al mondo digitale e al suo sviluppo; la differenza di genere tra i laureati nel settore tecnologico, digitale ed informatico, rischia di influenzare con pregiudizi e stereotipi anche i lavori del futuro.
L’evoluzione della condizione della donna ha portato con sé alcuni provvedimenti che ad oggi sono risultati determinanti per l’aumento delle figure femminili nei settori sociali e istituzionali; uno fra tutti è il meccanismo delle quote rosa.
Grazie a questa iniziativa le donne hanno assunto negli anni sempre più potere decisionale in ambito lavorativo.
Ad oggi la quota di genere è salita al 40% nei collegi sindacali e nei consigli di amministrazione.
Un grande passo per le opportunità delle donne, nonché un miglioramento dei risultati e delle prestazioni aziendali e istituzionali.
Con questo provvedimento non sono mancati i pareri d’opposizione che avanzerebbero come tesi principale quella della perdita del principio di meritocrazia; in alcuni casi questo meccanismo può portare ad ulteriore discriminazione verso le donne che si sentirebbero scelte non per competenze ma per obblighi legislativi. E non di meno potrebbe risultare una discriminante che neghi la posizione ad un uomo, in tal caso, più meritevole.
In generale, si può affermare che il principio delle quote rosa sia stato un successo, in quanto abbia permesso l’inclusione femminile nei settori istituzionali da cui prima era totalmente esclusa.
Sicuramente si tratta di un grande passo avanti verso una visione più inclusiva e paritaria.
Quanto manca ancora alla parità di genere?
Senza molti giri parole…molto.
Ancora è lunga la strada delle donne per essere ritenute completamente pari agli uomini.
Forse a livello familiare e sociale la situazione è più equa, ma in tema di diritti a livello istituzionale e politico siamo ancora lontane.
Ancora poche le donne sedute ad un tavolo di grandi figure, ancora poche le bambine in un campo da calcio, ancora troppi i femminicidi giornalieri.
La parità di genere è una necessità, non una concessione.
NOTE:
https://giovani2030.it/iniziativa/agenda-2030-un-mondo-a-misura-di-donna/
http://www.informareunh.it/wp-content/uploads/Italia-Strategia-Parita_genere-2021-2026.pdf
https://www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/la-disparita-di-genere-nelle-universita-italiane-1.7503109
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