Antonio Pompeo, Presidente della Provincia di Frosinone
[Ethica Societas anno 1 n.1]
Antonio Pompeo: è nato a Ferentino il 7 settembre 1971 e vive nella stessa città della quale è anche sindaco, coniugato e padre di due figli, è avvocato. Ha iniziato l’attività politica da ragazzo nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana, nel 2001 è stato eletto consigliere comunale nella sua città, dov’è stato anche assessore e quindi nel 2013 è stato eletto sindaco, carica alla quale è stato riconfermato nel 2018. Dal 2019 è presidente della Provincia di Frosinone. È il Presidente regionale dell’ANCI. Ha aderito al Partito Democratico sin dalla fondazione.
La Provincia di Frosinone: ha una popolazione residente di 489.083 (3° del Lazio) e una superficie di 3.247 km2 (3° del lazio), conta 91 comuni.
1) Che valore e che senso ha oggi il fare politica, in un’epoca nella quale i partiti sono diventati personali, demagogici e appiattiti tutti al centro?
La politica mi ha appassionato sin da ragazzo e ho iniziato in un partito dove i valori e gli ideali venivano prima delle persone, sebbene in quel partito, che era la Democrazia Cristiana, di grandi uomini che hanno fatto la storia ce ne fossero tanti. Credo che in una generale crisi di valori ci sia ancor più bisogno di ideali e sempre meno di capipopolo. Oggi, nel Partito Democratico, quello che promuovo è il confronto, il dialogo e la sintesi proprio per evitare appiattimenti e per valorizzare, invece, i contributi e le sensibilità di tutti gli uomini e le donne che lo compongono.
2) Quali sono i valori della sinistra o del centro sinistra in un’epoca in cui anche i partiti politici si sono trasformati in liste civiche proponendo programmi più che ideali?
Il centrosinistra è la vera casa dei moderati europeisti e progressisti che, a differenza di altri schieramenti che si proclamano moderati, resta un gruppo politico, anzi un partito vero e proprio, fatto di idee e non di leader che si sono creati il proprio partito personale. Il centro sinistra e il Partito Democratico si contraddistinguono da sempre per valori chiari e non per slogan: la giustizia sociale, l’ecologia, la persona umana al centro della politica, la cultura della vita e la creazione di fiducia nel futuro per i giovani.
3) Che valore ha la sicurezza e come concretizzarla oltre gli slogan?
La sicurezza è un bene essenziale di ogni collettività e la garanzia dei valori democratici contro ogni sopraffazione autoritaria. La sicurezza urbana crea ricchezza e occupazione, fiducia nelle istituzioni e contribuisce senza dubbio a migliorare la qualità della vita di una comunità. Ma per concretizzarla non bastano repressione e pena: è necessario, soprattutto, prevenire e investire concretamente in lavoro, sport, decoro urbano e cultura.
4) Cosa può fare la Provincia per la sicurezza del territorio e cosa ha fatto anche attraverso di lei?
Ho particolarmente a cuore il valore e il ruolo delle polizie locali che, soprattutto in questi ultimi due anni di emergenza pandemica, hanno dimostrato di essere un elemento imprescindibile nella vita dei cittadini. La Provincia di Frosinone è una delle poche che non ha smantellato la Polizia provinciale, mantenendo tutti i dipendenti e questo è un mio personale orgoglio e un risultato visibile sul territorio, soprattutto per quanto attiene alla tutela dell’ambiente e delle risorse ittiche e venatorie. Abbiamo promosso un ampio programma di formazione per tutte le polizie locali del territorio provinciale, che si è appena concluso, con una particolare attenzione alla situazione del Covid, nel quale abbiamo coinvolto anche gli ordini professionali degli avvocati, degli ingegneri e dei periti industriali.
5) Che idea ha della polizia locale e che riforma vedrebbe?
Credo che non si possa derogare oltre da una riforma organica delle polizie locali, a oltre 35 anni dalla legge quadro 65/1986. Si deve valorizzare il lavoro prezioso svolto dalle donne e dagli uomini delle polizie locali, che non fanno un lavoro meno rischioso o più leggero di quello dei loro colleghi delle altre forze di polizia. E poi si deve lavorare per l’unitarietà e la riconoscibilità di tutte le polizie locali del territorio, mentre oggi si continuano ad avere tanti uniformi, gradi e denominazioni.
Da avvocato, poi, non posso che rilevare l’assurdità della formulazione dell’art. 57 cpp, che, anche con un linguaggio vetusto, si riferisce alle polizie locali come “…le guardie dei Comuni e delle Province”, limitandone la sola qualifica polizia giudiziaria al tempo in cui si è in servizio.
6) Come ritiene che si dovrebbe impostare, se crede ce ne sia bisogno, il rapporto tra la sicurezza nazionale e quella locale e quindi l’eventuale ripartizione di competenze?
Ci vuole il coraggio di definire gli ambiti e le competenze della sicurezza nazionale e della sicurezza locale e stabilire le rispettive competenze. In sintesi si deve stabilire chi deve fare cosa e dove, superando le sovrapposizioni e realizzando un sistema sinergico e cooperativo in una visione di sicurezza integrata che assegni il giusto ruolo alle polizie dello Stato (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza) e alle polizie degli Enti locali (Polizie metropolitane, provinciali e municipali/locali).
7) Quali misure ritiene che si possano adottare per questa parte residua di consiliatura?
Benché le competenze delle Province siano limitate in questo campo, tuttavia, come abbiamo già dimostrato con i fatti concreti, proseguiremo a investire nella formazione della Polizia locale, perché la competenza è l’arma più potente che si possa fornire a ogni lavoratore. E, per chi rischia ogni giorno la vita sulla strada, questo vale ancor di più.