Fake, news, disinformation e le altre armi della propaganda politica e militare, come nel caso dell’aggressione russa all’Ucraina
Abstract: Intervista a Dante Brandi, capo della comunicazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che segue e sviluppa il dibattito su: “Comunicazione istituzionale: nuove forme media e sviluppo sostenibile” tenuto in occasione del Meeting di Rimini 2022. In particolare si approfondisce le tematiche dell’utilizzo strategico della comunicazione nei conflitti e dell’impiego politico delle fake news e le metodologie di contrasto dello smascheramento (debunking) e il nuovo paradigma della scoperta anticipata delle false notizie (prebunking) nel conflitto russo-ucraino.
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Trascrizione dei dialoghi
Massimiliano Mancini, direttore di Ethica Societas, rivista di scienze umane e sociali.
Massimiliano Mancini: «Tra La cooperazione e la guerra, il limite dov’é? Von Clausewitz[1] ci diceva che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi, però oggi stiamo vedendo che la guerra utilizza la politica e i media come si utilizzano i cannoni, è così?».
Dante Brandi è capo unità di coordinamento della comunicazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Precedentemente è stato Console Generale d’Italia a Ho Chi Minh City dal marzo 2018 e ha ricoperto diversi incarichi presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma, nonché presso le Ambasciate d’Italia ad Hanoi (2001), Sofia (2002-2006) e Washington, DC (2007-2010). Dall’agosto 2013 al marzo 2018 è stato Primo Consigliere per gli Affari economici presso l’Ambasciata d’Italia a Londra e Direttore esecutivo aggiunto per l’Italia alla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
Dante Brandi: «Indubbiamente, la disinformazione e la comunicazione strategica da tempo sono compagne di qualsiasi azione bellica così come di qualsiasi azione politica. La guerra, il conflitto russo-ucraino, ha fatto esplodere il tema della disinformazione e lo ha portato alla ribalta accompagnando le operazioni sul teatro bellico. È compito di chiunque sostenga l’Ucraina, come fa l’Italia, di intervenire anche su queste, cosi dette, “minacce ibride” cioè l’attacco allo spazio cibernetico o la disinformazione per contestualizzare il conflitto e per cercare di mitigarne le conseguenze sotto tutti i profili. In particolare, e qui a Rimini se ne è parlato nell’ambito della cooperazione, la disinformazione è un tema che non riguarda solo le democrazie liberali o i paesi che stanno sostenendo l’Ucraina rispetto l’aggressione che ha subito dalla Russia, ma è un tema che riguarda tutto il mondo proprio perché ha conseguenze su tutto il mondo. Infatti ha aumentato l’insicurezza alimentare e ha incrementato anche l’insicurezza energetica e su questi temi si gioca la ricerca di consenso e di influenza, non soltanto nelle democrazie liberali ma anche nel resto del mondo, nel così detto “global safe”. Perché la crisi alimentare ha effetti sulla parte più vulnerabile del mondo così come lo ha la crisi energetica. Quindi la comunicazione è decisamente uno strumento che accompagna la politica, la politica estera e, purtroppo, anche i conflitti.».
Massimiliano Mancini: «La comunicazione agisce sulla politica, agisce sulle guerre e agisce anche sull’economia. L’economia a sua volta è un altro dei cannoni che agisce sulla politica. In questo circolo, la comunicazione è il fulcro, il perno oppure il motore primo?».
Dante Brandi: «Non so dire se la comunicazione sia il primo motore di un’azione politica o di fenomeni economici. Certamente la comunicazione ha una grossa influenza su questi fenomeni. Lo dicono gli economisti quando fanno le previsioni di mercato che si basano su percezioni di quello che avviene e quindi la comunicazione in ciò svolge un ruolo fondamentale. La guerra, il conflitto russo-ucraino ha cambiato i paradigmi di comunicazione, almeno sotto il profilo della disinformazione che normalmente accompagna questi fenomeni, perché l’intervento dei nostri alleati statunitensi e del Regno Unito, nelle fasi precedenti all’invasione russa, ha fatto in modo che il mondo sapesse e fosse certo che la Russia stesse pianificando un’aggressione. Quindi non si parla più di smascheramento (c.d. debunking n.d.r.) nella comunicazione che accompagna l’intento aggressivo, ma si parla di addirittura di pre-bunking, ossia di smascherare le tue intenzioni prima che esse si rivelino. Questo cambiamento di paradigma è proseguito anche dopo lo scoppio del conflitto, perché i temi delle narrazioni russe e anche delle contronarrazioni ucraine si sono evoluti così come si è evoluto il conflitto sul teatro bellico e anche come si è evoluto al di fuori. Quindi il paradigma è cambiato, la comunicazione ha bisogno di tempi di reazione più rapidi, c’é bisogno di maggiore coordinamento fra paesi alleati che sostengono l’Ucraina. Questo ha spinto anche comportamenti innovativi da parte di determinati Governi, Stati Uniti e Regno Unito hanno addirittura declassificato informazioni riservate. Tutto ciò sta decretando, nella peggiore tragicità, un maggiore coordinamento ma anche strumenti nuovi per prevenire la comunicazione come arma.».
Massimiliano Mancini: «Ultima domanda, sappiamo benissimo quanto sia importante sul piano politico l’azione delle fake-news, che però nascono e sono pianificate per svolgere un intento malevolo, ma quello che è il mondo della misinformation e tutto quello che inavvertitamente si trasmette, magari perché si va a condividere, perché si commenta, perché oggi ognuno si sente politologo, virologo, esperto un po’ in tutto e quindi da un contributo che spesso serve a moltiplicare e a collaborare, in maniera involontaria sia chiaro, a quelli che sono gli scopi politici ed economici di potenze straniere. Come si può agire per contrastare tutto questo?».
Dante Brandi: «Ne abbiamo discusso a lungo, sia all’interno della Farnesina, naturalmente assieme alle altre istituzioni italiane che sono competenti sulla materia, in primo luogo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sia con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza
ma anche con il Dipartimento delle informazioni e l’editoria. L’Italia ha una posizione molto chiara sulla disinformazione e sulla misinformazione, che è un tema estremamente dibattuto ed è nell’agenda di istituzioni multilaterali di varie parti, a partire dall’Unione Europea, che è all’attenzione dei parlamenti, am partire da quello europeo ma anche di quelli nazionali. Le nostre priorità sono molto chiare: l’Italia è favorevole a tutte quelle politiche che incentivino l’alfabetizzazione digitale, il così detto “critical thinking”, cioè la capacità per gli utenti dei social di discernere le informazioni vere da quelle false e quindi di prevenire o mitigare gli effetti della misinformazione. La seconda priorità è quella di regolamentare lo spazio digitale ed è una direttrice sulla quale l’Italia si è mossa unitamente agli altri partner europei. Sotto lo stimolo della Commissione sono stati varati importanti provvedimenti come il Digital Service Act, come il Codice di condotta sulla disinformazione, che ormai denotano quella capacità di co-regolamentare lo spazio digitale fra regolatori indipendenti europei e grandi piattaforme digitali, mettendo in campo strumenti di mitigazione della diffusione della disinformazione e strumenti di verifica attraverso l’analisi dei dati e, come ultima istanza, l’applicazione di meccanismi politici per contrastare e sanzionare operazioni di disinformazione, come abbiamo sperimentato durante il conflitto russo-ucraino quando a livello europeo si è deciso di bandire le trasmissioni di RT/Russia Today e Sputnik dall’infosfera europea. Quindi una estrema ratio che però è motivata dagli scopi aggressivi della Russia e dalla natura non più informativa di quelle trasmissioni televisive che, di fatto, costituiscono uno strumento belligerante a fianco del Governo russo.».
NOTE:
[1] Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz (1780 – 1831) è stato un generale, scrittore e teorico militare prussiano. Maggior generale nell’esercito prussiano, combattente durante le guerre napoleoniche, è famoso per avere scritto il trattato di strategia militare Della guerra (Vom Kriege), pubblicato per la prima volta nel 1832, ma mai completato, a causa della morte precoce dell’autore.
[Foto di Federica D’Arpino]
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