Nella Nations League, lo sport prova a vincere, ma le frange estremiste lasciano il segno tra cori di odio e gesti di protesta.
Abstract: La partita tra Israele e Italia nella Nations League ha mostrato ancora una volta il complesso legame tra sport e politica. Durante l’inno israeliano, alcuni ultras italiani hanno manifestato il loro dissenso girando le spalle al campo, accompagnando il gesto con cori d’odio. Questo episodio sottolinea l’influenza di ideologie estremiste sugli stadi, dove antisemitismo e fanatismo trovano ancora terreno fertile. Tra le polemiche sollevate sui social e la presenza di profili propagandistici, emerge una riflessione più ampia: il calcio dovrebbe essere un momento di unione e competizione sana, eppure spesso diventa occasione per alimentare tensioni e divisioni. Nonostante tutto, sul campo a vincere è stato lo sport.
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Nella seconda gara della fase a gironi di Nations League del 9 settembre, Israele ha affrontato l’Italia a Budapest. Durante l’inno nazionale israeliano, HaTikva, un gruppo di ultras italiani ha girato le spalle al campo in segno di protesta. Gli stessi tifosi che poco prima intonavano cori contro Ilaria Salis, in un contesto che mette in luce ancora una volta la connessione, spesso viscerale, tra calcio e politica.
È ormai chiaro quanto sia ipocrita negare l’intreccio tra politica e sport, e non è una novità che molte curve siano influenzate da frange estremiste, sia di destra che di sinistra. Tuttavia, nel 2024, ci si aspetterebbe l’adozione di un codice etico più efficace per tenere fuori dagli stadi certi individui che trasformano il tifo in uno sfogo di frustrazioni e odio. Purtroppo, strumenti come la tessera del tifoso non sembrano essere sufficienti a gestire queste problematiche.
Tornando al tema principale, si nota un elemento che lega estremismi opposti: l’antisemitismo. In Italia, purtroppo, gli esempi di questo odio sono fin troppo numerosi. Molti fomentatori d’odio , distratti dal ripetere slogan su ipotetici genocidi e complotti, ignorano che la nazionale di calcio israeliana comprende anche giocatori arabi, un fatto che smentisce l’idea di uno Stato unicamente ostile verso le minoranze. Questo modello di convivenza si riflette in vari ambiti della società israeliana.
Ciò che inquieta ulteriormente sono i commenti degli utenti sotto i post social della nazionale italiana. Molti di questi profili, probabilmente fake (0 follower e 0 seguiti, ma molto attivi nei commenti) pubblicano invettive contro Israele, oscillando tra propaganda filo-iraniana e odio antisemita. Il vero problema di alcuni italiani filo-palestinesi è che, in molti casi, finiscono per diventare strumenti inconsapevoli di gruppi estremisti internazionali. Non si tratta più solo di buona o cattiva fede: è una questione di scelta tra civiltà e barbarie.
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