Prigionieri del postcovid, i fratelli Bennato ci salvano ancora con “La realtà non può essere”
Abstract: La riflessione in musica su ciò che sociologicamente e psicologicamente è stata la pandemia con il lockdown, l’incubo improvviso che ci ha chiusi in casa trasformando all’improvviso non solo la vita quotidiana ma anche tutti i rapporti sociali. Oggi il Covid è ancora tra noi a farci sentire ancora “prigionieri del presente”. I fratelli Edoardo ed Eugenio Bennato hanno scritto “La realtà non può essere”, come spunto di riflessione in musica, realizzando anche un videoclip, in piena pandiemia, i cui proventi sono stati devoluti all’Azienda Ospedaliera dei Colli (Monaldi – Cotugno – C.T.O.) di Napoli.
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Distanti, ma vicini. Non muri, ma balconi, ponti che uniscano, porti che si aprano, parole d’amore sussurrate, dette a viva voce.
Nel limbo dell’eterno day after ai tempi del post covid, ora che la minaccia pandemica, con l’ennesima, innumerabile, variante, sembra appropinquarsi e prendere in ostaggio ancora una volta le nostre esistenze, ne abbiamo decisamente bisogno.
Sono due fratelli, separati dal Covid, ma che hanno scritto una canzone che parla di noi, e per noi, ai nostri cuori: chè “questa non è la realtà, e la vita non si può fermare”, recita il refrain.
“Non e questa la realtà”, il recente singolo di Edoardo ed Eugenio Bennato è stato la colonna sonora delle nostre vite in un’epoca nella quale ci è sembrato di trovarci sempre al centro di un film di fantascienza; ed ora, cessata prima facie l’emergenza sanitaria, continuiamo a ripeterci che non può essere stata quella, la realtà, e qualcuno, qualche coraggioso, finalmente canta la ribellione.
Canto di speranza ma ad un tempo “Canzone di guerra”, dal quale è stato anche tratto un videoclip, in piena pandiemia, realizzato dai fratelli da una casa all’altra, i cui proventi sono stati devoluti all’Azienda Ospedaliera dei Colli (Monaldi – Cotugno – C.T.O.) di Napoli.
Proprio ora, che come mai prima siamo prigionieri del presente, una canzone ci ha salvato. La nostra finestra sul mondo è stata il balcone, mentre l’io rischia(va) di smarrirsi nella arena sconfinata del web, ciò che, se da un lato ha creato una ragnatela parossistica di legami e connessioni, tanto fitta quanto effimera e fallace, dando l’impressione di accorciare le distanze, al tempo stesso ci ha resi disperatamente soli, monadi perdute nel sovraffollamento di informazioni, così impegnate nelle videochiamate ma orfane della consapevolezza e del calore di una voce, del “guardarsi negli occhi, parlarsi da vicino”, come ha osservato Eugenio.
Un nuovo salto nella realtà, una realtà che ci è stata restituita diversa da come la ricordassimo, ma tesa e irrorata del desiderio di riconoscersi, riscoprirsi.
La canzone è nata in poco tempo dal sodalizio dei due artisti, che partivano da due visioni dissimili ma erano uniti in una creatività che non conosce ostacoli, e da un desiderio: dire ció che pensano davvero, non già rinunciando al confronto col pubblico, ma reinventandolo, ciò che si riflette appieno nell’immediatezza del testo e della melodia.
Una classica ballad che raccontava la quotidianità, simile ad una storia infinita, quale era stata quella degli italiani durante i giorni di quarantena, e successivi, ma ha il potere di parlarci ancora di noi: ci ricorda come eravamo, come siamo stati, quasi un monito a farne tesoro per l’avvenire.
Trascorso questo giorno, un giorno che sembrava dilatarsi indefinitamente e ripetersi sempre uguale, costellato di eventi così scioccanti che ognuno era a sè, la ballad dei Bennato oggi ci motiva alla ripartenza.
Un pezzo inedito, “ per color che son sospesi”, come noi tutti ai tempi del post covid, denso di vibrazioni e speranze di un futuro nuovo, sulla scia dei classici di Edoardo (da “Venderò” e “L’isola che non c’è” sino a “Pronti a salpare” ).
E questo futuro è ora. Please don’t stop the music! Non fermate la musica nella vostra testa, perché davvero la realtà non può essere questa: dobbiamo credere ancora nei nostri sogni, in un amore fatto di parole sussurrate che non può ridursi alla mera “virtualità” , nella vita che canta la sua forza e il suo moto eversivo, e non si può più fermare: la realtà “ è tutta da rifare”, e lo pensiamo anche noi.
(*) Susanna Quattrini è modella, attrice, praticante avvocato, dottoranda in diritto civile.
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