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Francesco Mancini NOTIZIE Scienze Politiche

L’INTERVENTO DEL CAPO DELLO STATO CONTRO GLI EGOISMI E I TEMI DEI CONSERVATORI, Francesco Mancini

Accoglienza dei migranti e tutela dell’ambiente, nell’intervento del presidente Mattarella al Meeting di Rimini 2023 citando l’amicizia sociale di Papa Francesco

Francesco Mancini

Abstract: Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto venerdì 25 agosto, nell’ultima giornata, ha commentato il valore dell’amicizia, tema del Meeting 2023, soffermandosi sul significato profondo di questo sentimento che unisce e non può tollerare alcuna barriera. Ha declinato quindi questo valore nell’accoglienza verso i migranti, in antagonismo ai vecchi valori del nazionalismo, ha citato Papa Francesco a favore della sostenibilità ricordando che non c’é pace senza la tutela dell’ambiente, posizioni evidentemente opposte agli slogan conservatori e ai programmi dei Governi di destra.

Sergio Mattarella

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Le dichiarazioni

Il 25 agosto 2023, sesta e ultima giornata del Meeting di Rimini 2023, il capo dello Stato Sergio Mattarella è intervenuto sul tema dell’amicizia. Tante le autorità che lo hanno accompagnato, compreso il generale Paolo Figliuolo.

Dopo il saluto e l’introduzione di Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, il presidente ha tenuto un discorso nel quale ha trattato del valore dell’amicizia non in senso meramente morale e atratto, ma declinandolo concretamente con tutte le implicazioni politiche e pragmatiche. Di seguito i passaggi più significativi del discorso.

L’amicizia come opposto alla cultura dell’odio

Sergio Mattarella: «Su cosa si fonda, la società umana; la realtà, nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà, che si è organizzata, nei secoli, in società politica, dando vita alle regole – e alle istituzioni – che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni? È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l‘ostilità verso il proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo; e da tempo».

È facile cogliere come tale discorso sia attualissimo in questo periodo nel quale, ancora e troppo spesso, sono diffusi i pregiudizi e gli stereotipi violenti contro le donne, gli omosessuali, gli immigrati, tanto osannato e sostenuto dal mondo conservatore e dai politici della destra di Governo, alimentando la cultura dell’odio. A questo proposito il capo dello Stato ha dichiarato: «L’aspirazione, non può essere, quella, di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. […] L’opposto, del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a, ciascuna, persona».

I valori dell’integrazione europea e dell’antifascismo sempre attuali

Sergio Mattarella: «Ogni volta che, l’umanità, si è trovata di fronte al baratro – è accaduto con le due guerre, mondiali, novecentesche – ha trovato, dentro di sé, le risorse  morali per ripartire, per costruire un mondo diverso, in cui, il conflitto, lasciasse posto all’incontro. Per immaginare, e progettare, il futuro insieme. E se, questa prospettiva, è naufragata nel decennio, iniziato quasi alla metà degli anni venti, proprio, per difetto di sentimenti di solidarietà e di reciproca disponibilità tra i popoli, ha avuto successo, negli anni Quaranta e Cinquanta, per la comunità  internazionale, con il dar vita alle Nazioni Unite, e con l’avvio della integrazione d’Europa».

Richiamo quanto mai attuale in tempi nei quali il fascismo riaffiora con i suoi valori di xenofobia uniti al nazionalismo, come i timori sulla “sostituzione etnica” affermati da un ministro della Repubblica.

Il Presidente della Repubblica ha ricordato l’antifascismo dei cattolici che hanno gettato le basi per costruire l’attuale Stato democratico: «Sono trascorsi ottant’anni, dal convegno di Camaldoli, nel luglio del 1943, nel quale, un nucleo di intellettuali cattolici, provò a delineare, le caratteristiche e i principi, di un nuovo ordinamento democratico. La dittatura, fascista, si stava consumando; ma ancora avrebbe causato – all’Italia e all’Europa – lutti, devastazioni, crudeltà, sofferenza».

La società multietnica e multiculturale caratteristica della storia italiana

Sergio Mattarella: «È il valore della, nostra, Patria, del nostro, straordinario, popolo – tanto apprezzato e amato nel mondo – frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e diretto a costruire il bene comune.Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza, e dal dialogo. E, anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica.».

Quest’analisi è assolutamente oggettiva, basterebbe citare i grandi imperatori romani che non erano certamente di stirpe italica, ad es, Traiano, Adriano, Settimio Severo, Costantino Il Grande, e tanti altri. D’altronde la popolazione italiana si è formata da popoli immigrati dall’asia, gli indoeuropei, si è mescolata con tanti altri ceppi durante le invasioni barbariche e poi con gli arabi nel meridione.

Anche in questo caso il discorso si oppone radicalmente ai timori e alle critiche contro il multiculturalismo e l’integrazione delle altre etnie nella società italiana che contraddistingue le politiche dei conservatori e delle destre, contro coloro i quali attaccano violentemente persino la costruzione di moschee o che contestano addirittura l’etnia dei grandi campioni che danno gloria alla nazione e che sono nati e cresciuti in Italia, come quelli che criticano persino Paola Egonu o Marcell Jacobs.

Il capo dello Stato è netto su questo punto: «Non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe;  o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi».

L’amicizia sociale e l’ambientalismo del magistero di Papa Francesco come valori inderogabili

Sergio Mattarella: «Papa Francesco, nell’enciclica “Fratelli tutti”, ha parlato di “amicizia sociale” come orizzonte di un nuovo, più intenso, dialogo tra le generazioni; tra la cultura popolare e quella accademica; tra l’arte, la tecnologia, l’economia. Un rinnovato  umanesimo nel tempo dell’innovazione, in cui avanzano le neuroscienze, la robotica, l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica, le frontiere della medicina, le tecnologie digitali. […] Ora, siamo di fronte a un’altra, grande, e grave evidenza, che comporta responsabilità. L’ambiente, che abbiamo incrinato e impoverito».

Questa posizione è antagonista alla contestazione, che a tratti arriva persino alla derisione -come la definizione di “gretini” riferita agli ambientalisti con riferimento alle battaglie di Greta Thumberg- delle politiche di transizione ecologica degli ambienti conservatori e di molti esponenti della maggioranza di Governo italiana.

Le posizioni di Papa Francesco, com’é noto, sono contestate dagli ambienti di destra e attaccate duramente dai conservatori che si definiscono “tradizionalisti”.

La condanna delle politiche conservatrici sull’immigrazione

Sergio Mattarella: «Una pace giusta, non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori, vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere.».

Il presidente invita tutti a un atteggiamento di umanità nell’accoglienza di chi subisce tante sofferenze al punto da rischiare la vita, senza distinguere tra profughi e migranti economici. Al contempo evidenzia un fenomeno sociologicamente oggettivo: le migrazioni sono un comportamento umano naturale che non si può controllare con politiche di chiusura delle frontiere.

Anche queste considerazioni sono all’opposto degli obiettivi dei Governi di destra e l’evidente considerazione del fallimento delle politiche conservatrici di controllo dell’immigrazione.

Il capo dello Stato ha evidenziato come siano proprio le politiche restrittive dei Governi a rendere illegale l’immigrazione: «È necessario rendersi conto che, soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il, crudele, traffico di esseri umani: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale. Inoltre, ne verrebbe assicurato inserimento lavorativo ordinato; rimuovendo la presenza nascosta, incontrollabile, di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza; o di chi vive ammassato in centri di raccolta, sovente mal tollerati dalle comunità locali».

È questo suona come una evidente condanna alle politiche conservatrici di riduzione dei flussi migratori o di finanziamento degli Stati canaglia che violentano e uccidono chi tenta di fuggire dalla fame e dalle oppressioni per garantire non solo un futuro migliore ai propri figli ma anche solo la sopravvivenza immediata.

Il richiamo lirico al dovere di accoglienza verso i migranti

Sergio Mattarella: «Nello studio, dell’appartamento, dove vivo, al Quirinale, ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa – per studiare. Questo disegno, mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono, innumerevoli, singole, persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato».

La considerazione lirica del presidente è stata interrotta varie volte dagli applausi della amplissima platea, concludendo con l’invito: «Fate che, speranza e amicizia, corrano, anche, sulle vostre gambe e si diffondano, attraverso le vostre  voci».



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