I cattolici, delusi a destra e a sinistra. Un nuovo soggetto politico presentato ufficialmente al Meeting di Rimini 2023, distinto e distante dagli attuali schieramenti
Abstract: Un nuovo grande progetto politico è stato presentato al Meeting 2023 nella sessione dal tema “Piano B. Nuove mappe per chi ancora ci crede“, un movimento alternativo agli schieramenti attuali, alla destra così come alla sinistra. Un progetto rivoluzionario ma dalle radici antiche, che parte dal basso e condivide tutti. Un nuovo appello Ai lIberi e forti ispirati dalla dottrina contemporanea della chiesa e alle encicliche di Papa Francesco. Base Italia, il nuovo soggetto politico èdestinato a fare scalpore, d’altronde, come ha dichiarato Marco Bentivogli: “Il piano B è perché il piano A non sta funzionando“, ossia l’attuale politica che sta causando una continua crisi “dal punto di vista politico, economico e sociale”.
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La presentazione al Meeting
Il 24 agosto 2023, quinta giornata del Meeting di Rimini 2023, senza eccessivi clamori ma con grandi personaggi e idee concrete, è stato presentato ufficialmente il nuovo soggetto politico cattolico Base Italia, nella sessione dal tema “Piano B. Nuove mappe per chi ancora ci crede“.
Nell’epoca in cui siamo abituati ad ascoltare strilloni senza idee, ad assistere all’effimero risalto di personaggi che cavalcano l’odio con i soliti stereotipi, stanchi di una politica incoerente e mutevole rispetto i principi e i programmi affermati alla vigilia delle elezioni, con tutti gli schieramenti, apparentemente contrapposti e concretamente appiattiti sulla demagogia, una nuova proposta si presenta in modo diametralmente opposto.
Con uno stile sobrio e con idee chiare, con intellettuali e senza i soliti noti politicanti, è stato lanciato un “piano B” per l’Italia, un progetto che vuole recuperare le idee oltre le ideologie e la politica oltre i programmi.
Lo scopo politico
Tonia Cartolano di SkyTg24 ha subito chiarito la portata di questo progetto sin dalle prime parole con le quali ha aperto la sessione: «Io sono molto, molto felice di essere oggi qui con voi. Sono felice perché parliamo di futuro e quindi ci riguarda. Poi parliamo di felicità e poi parliamo di noi, cioè di persone. Non l’Io monade, ma noi persone, noi come gruppo, noi persone che possiamo contribuire a questo a questo futuro. […] qualcuno ritiene che si possa incidere sul futuro e che quindi si possa contribuire a crearlo, qualcun altro invece, in maniera un po’ più fatalistica, un po’ più catastrofista, ritiene che questa cosa non sia non sia possibile. Noi da che parte siamo? Siamo dalla parte -secondo me- di quelli che il futuro lo vogliono costruire e -fatemi dire- lo vogliono costruire insieme. […] il piano B, quello al quale avete lavorato, un lavoro che ha portato a questo risultato, ma è un lavoro in itinere non è qualcosa di già finito anzi assolutamente in corso. Piano B perché evidentemente quello non ci piace e forse quello non ha dato le risposte che alla nostra società e al mondo e al futuro possono servire per garantircelo».
Mauro Magatti, professore di sociologia generale, Università Cattolica del Sacro Cuore ha spiegato che: «Quelle parole sull’albero […] servono a costruire un vocabolario condiviso che è uno degli obiettivi di questo lavoro. Partendo da qui apriremo il piano delle parole operative, ad esempio giustizia riparativa oppure comunità energetiche, e l’albero si arricchirà. È questo il processo che attraverso il digitale ma anche attraverso degli incontri che speriamo le varie associazioni i vari territori ci inviteranno a fare per portare questo piano B entro le realtà concrete».
Un progetto nuovo dalle radici antiche
Chiara Giaccardi, professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università Cattolica del Sacro Cuore: «Noi siamo un gruppo promotore […] Noi vogliamo guardare al futuro ma a partire da una radice che condividiamo seppur con sfumature, declinazioni e sensibilità molto diverse.».
Una dichiarazione didascalica che fa pensare subito al vuoto lasciato dall’unico e vero partito cattolico, la Democrazia Cristiana.
Dai vecchi simboli della partitocrazia attuale al simbolismo dei valori politici, dai vecchi metodi esclusivi alla nuova metodologia inclusiva
Un idea forte di partito, che riporta l’attenzione sul gruppo e sulle idee, in un’epoca nella quale la degenerazione politica ha riportato il vecchio culto del capo, che esprime idee -spesso vecchie- se non semplici programmi del momento, piuttosto che valori che dovrebbero sovrastare e sopravvivere ai leaders. Oggi, infatti, la quasi totalità dei partiti si identifica con il leader il cui nome è anche parte integrante del simbolo.
Una rivoluzione chiara, fatta non di simboli ma di parole simboliche, ossia di lógos ed eidós, ha continuato quindi la professoressa Giaccardi: «Viviamo in un’epoca in cui le parole sono usate per sterminare gli avversari […] Noi vogliamo recuperarne la versione simbolica dove ‘simbolo’ significa mettere insieme. Il compito è superare la frammentazione e la banalizzazione dietro le parole e rigenerarle perché queste sono parole di tutti.».
Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, ha detto: «Di solito le organizzazioni si incontrano il nome di compromessi, di patti organizzativi tra capi di organizzazione e qui invece c’è una progressiva condivisione di contenuti tra persone e questo è qualcosa di originale perché vuol dire che alla fine si è proprio uniti».
Un messaggio e un metodo che riporta subito alla mente le radici antiche e la proiezione attuale dell’Appello ai liberi e forti, il manifesto del Partito Popolare Italiano del 1919 ispirato da Don Sturzo, infatti l’intervento della professoressa si è concluso proprio con l’invito a tutti a partecipare a questo progetto.
Connettere le grandi energie del paese
Ripartire dal basso, come nell’immagine dell’albero simbolico che si è presentata alla sessione, dal nutrimento e dalle radici, come ha affermato Carla Collicelli, sociologa e membro della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, una struttura che si occupa del dialogo tra credenti e non credenti nell’ambito del Pontificio Consiglio della Cultura, e ha posto l’attenzione sulla sostenibilità, tema centrale della dottrina di Papa Francesco, valore che è stato inserito nella Costituzione come giustizia intergenerazionale. Cogliere quindi la c.d. “resilienza trasformativa” dopo la grande crisi della pandemia per veicolare le energie sane della base verso la politica. Le tre grandi parole della trasformazione sono individuate dalla professoressa Colicelli in: «Generatività, solidarietà e sostenibilità».
Ecco quindi che questa prima occasione ufficiale in assoluto di presentazione di questo progetto politico è una vera e propria call to action, Leonardo Becchetti, professore Ordinario di Economia Politica, Università di Roma Tor Vergata ha detto che è: «Un tentativo di connettere un’azione che già c’é e poi è anche un’azione nuova. Noi vogliamo far emergere delle cose che ci sono nel paese. […] In Italia ci sono delle cose straordinarie […] aziende e organizzazioni che sanno mettere assieme valore economico, valore sociale, valore ambientale e senso della vita».
Né con la destra e né con la sinistra ma alternativi a entrambi
Alla domanda se si debba collegarsi necessariamente alla destra o alla sinistra per realizzare questo progetto la risposta del professor Becchetti è netta: «Questo progetto è un’altra cosa, perciò noi lo chiamiamo spartito e non partito».
Una vera rivoluzione e soprattutto un progetto che rivendica da subito non solo la propria autonomia dal sistema attuale della politica, ma addirittura la propria alternatività. Non c’é più spazio per la vecchia speculazione del concetto di moderati, che si è concretizzata in un posizionamento mutevole e ondivago da parte di alcuni partiti e movimenti, pronti a balzare sul carro del vincitore. Questo progetto non sarà né con la maggioranza e né con l’opposizione ma da tutt’altra parte. Una coraggiosa dichiarazione di guerra al vecchio sistema e ai vecchi partiti, che si sono rivelati tutti incoerenti e incapaci.
Innovazione sociale e cura, come indicato da Papa Francesco
L’innovazione sociale, a differenza di quella tecnologica dalla quale oggi siamo bombardati, parte non dalla necessità di vendere sempre nuovi oggetti ma dall’ascolto dei bisogni sociali ai quali vuole dare risposta. Paolo Venturi, Direttore Aiccon–Centro studi Università di Bologna, ha detto su: «L’innovazione sociale non è una categoria dello spirito ma è un metodo con cui si fanno le cose, dovrebbe essere il metodo della politica. Questo progetto ha proprio come orizzonte l’innovazione sociale […] l’incertezza si affronta con l’innovazione, che non è la pezza che mettiamo ai problemi, ma il metodo con cui si guarda al futuro».
Giampaolo Riolo, Giurista e membro di Economy of Francesco, movimento informale e internazionale di economisti, imprenditori, attivisti e promotori di economia sostenibile under 35 nato a seguito di una lettera aperta di Papa Francesco, ha spiegato il modello di economia che non metta al centro solo il profitto, l’homo homini lupus, ma piuttosto l’uomo. Il bene comune alimenta il benessere e l’economia mentre la competizione sfrenata e l’individualismo la distruggono.
«Per fare il bene bisogna farlo bene» ha sottolineato Caterina Sturaro, ricercatrice universitaria, «Bisogna tornare a mettere insieme competenza e ideale, per quello che dice Papa Francesco di ridare un’anima all’economia».
Il lavoro al centro di una nuova visione dell’Italia
Il coordinatore nazionale di Base Italia e già segretario di FIM CISL Marco Bentivogli, che tuttavia ha partecipato a titolo personale, ha sintetizzato la mission politica di questa nuova realtà politica che mette al centro un nuovo approccio al lavoro: «Il Piano B è perché il Piano A non sta funzionando. Noi passiamo da una crisi all’altra e continuiamo a replicare un copione che non sta funzionando dal punto di vista politico, economico e sociale. Questo copione è completamente desueto, inutile per capire quello che sta accadendo e dannoso per affrontare le sfide del lavoro. Noi abbiamo il mercato del lavoro più deseguale d’Europa in Italia che si vanta di politiche del lavoro avanzate. L’OCSE dice che siamo intrappolati nel ‘low skill equilibrium trap’, cioè nelle competenze medio basse […] il lavoro è il crocevia delle tre transizioni: quella demografica, quella ambientale climatica e quella digitale. È chiaro che se dentro queste transazioni, che spostano completamente il copione di interpretazione del lavoro, continuiamo a replicare queste cose facciamo fatica. Più che copione usiamo la parola spartito perché cerchiamo di proporre con forza una lettura diversa di quello che sta accadendo».
A ciò si unisce la necessità di fare politiche concrete per favorire le famiglie e far conciliare il lavoro con la cura dei figli, sia per il benessere individuale e sia per la necessità di invertire il crollo demografico, come ha evidenziato Alessandro Rosina, professore di demografia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel 1976 la media di figli per ogni donna era di 2,1 oggi è 1,25.
L’arretratezza e l’inadeguatezza delle politiche sull’immigrazione è stata evidenziata da Luca Jahier, già presidente CESE, giornalista e politologo: «È un punto nel quale non solo non siamo andati avanti ma ma siamo andati indietro. Diciottto anni fa era commissario europeo per la giustizia Franco Frattini, che ci ha lasciato da non molto tempo, e lui aveva predisposto un piano europeo per l’integrazione nel campo dell’immigrazione che era molto più avanzato di quanto si è discusso ancora oggi negli ultimi consigli europei»
Serve educare e favorire un nuovo approccio alla responsabilità verso la cosa pubblica e i beni comuni, per spingere a una contribuzione leale, partecipativa e responsabile più che ricorrere a meccanismi che siano di repressione di sanzione, come ha evidenziato Roberto Rossini, docente di sociologia al Canossa Campus: «Se tengo pulito il giardino di fronte a casa mia e lo faccio in maniera naturale e lo curo bene, questo serve per me, per la mia famiglia e per i vicini e so che anche loro faranno lo stesso».
Ripartire dai giovani
Chiara Subrizi, economista, membro di Economy of Francesco ha ricordato i richiami di Papa Francesco a favore dei giovani: «Non esiste un piano B per l’Italia se non con i giovani» -“infatti ci siete” ha fatto notare Tania Cartolaro– «Spesso si parla di fare cose per i giovani -e già se ne fanno poche- ma non con i giovani cioè non si dà loro spazio per poter condividere le proprie idee nei processi decisionali».
C’é bisogno di ripartire dalle menti umane, dai talen ti e dalle competenze, le nuove tecnologie, anche quelle dell’intelligenza artificiale o meglio della conoscenza artificiale come ha sottolineato Luca Farè, ricercatore universitario, un’altro dei tanti giovani che sono nel progetto, non possono sostituire l’umano e la sua capacità di porsi domande sulle cause così come l’intelligenza sociale.
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