È intervenuta all’alba di oggi la polizia locale di Treviolo con la collaborazione dei colleghi del Corpo Intercomunale di Polizia Locale di Leno
Abstract: La Polizia locale di Treviolo (BG), ha condotto in completa autonomia e su un territorio esteso a due province, una indagine su chat pedopornografiche che hanno coinvolto bambine tra i 12 e i 14 anni tra Bergamo e Brescia. All’alba di questa mattina, coadiuvati dai colleghi della corpo intercomunale della Polizia locale di Leno, hanneo eseguito la perquisizione presso l’abitazione dell’indagato denunciandolo a piede libero. L’intervista al comandante Matteo Copia.
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L’intervista al comandante della Polizia locale di Treviolo (BG) comm.capo dott. Matteo Copia che questa mattina, assieme ai colleghi della polizia intercomunale di Leno (BS) ha realizzato un’importante operazione contro la pedopornografia in rete.
Comandante come avete scoperto questo traffico pedopornografico?
«Da quindici anni sono impegnato sul campo del bullismo e del cyberbullismo, quindi ho l’opportunità di parlare spesso con i ragazzi e le ragazze e mi dedico anche a svolgereattività di informazione e prevenzione sui rischi della rete e in particolare sulla pedopornografia attraverso incontri nelle scuole per spiegare il fenomeno, le forme e soprattutto i rischi ai quali possono andare incontro i ragazzi incappando nella rete di adulti senza scrupoli.»
La presenza nelle scuole è importantissima, soprattutto su queste tematiche, ma da da questa attività di prevenzione come siete riusciti a realizzare questa operazione di repressione?
«Gli incontri nelle scuole permettono anche di stabilire un rapporto di fiducia con i ragazzi e di aprire un canale di dialogo con i genitori. In questo caso, proprio in seguito a uno degli incontri che avevamo realizzato in una scuola media del mio paese, hanno chiesto di incontrarmi i genitori di una bambina di 12 anni. Si erano insospettiti perché avevano notato dei comportamenti strani e inconsueti nella loro figlia e quindi controllando il cellulare avevano scoperto delle chat a contenuto pornografico.»
Si trattava quindi di sexchat o anche di sexting?
«La chat non si limitava solo a parlare in maniera esplicita di pornografia e a realizzare sesso onlline, fattispecie già delittuose nei confronti dei minori, ma l’adulto inviava anche delle immagini pornografiche e pornografiche, soprattutto delle .gif con scene di sesso che coinvolgevano bambini e bambine, e chiedeva in cambio delle foto. Fortunatamente non si è realizzato il caso del sexting [invio di selfie pornografici della vittima] la bambina ha mandato proprie immagini ma non nuda e anche fotografie scattate dal suo cellulare ai propri compagni, spesso fotografati anche inconsapevolmente. Sinora abbiamo trovato tutte immagini in cui le vittime sono vestite.»
C’erano anche altre prede, oltre questa bambina, e come le adescava?
«Sì, l’indagato adescava le prede nelle piattaforme di giochi online. Le vittime sono giovanissime gamers bergamasche e bresciane dai dodici ai quattordici anni, con le quali, successivamente, intratteneva chat in cui trasmetteva immagini ad alto contenuto pornografico e pedopornografico in cambio di immagini personali e di coetanee.»
Da qui è scattata l’operazione quindi, realizzata tutta dalla Polizia locale e fuori territorio?
«Ho preso la denuncia dei genitori, ci siamo fatti autorizzare dalla procura della Repubblica di Bergamo, competente per il nostro territorio, a richiedere i tabulati telefonici e, abbiamo scoperto che chi messaggiava si agganciava ad una cella GSM sita nel territorio per il quale è competente la procura della Repubblica di Brescia che ci ha delegati a proseguire l’indagine autorizzandoci agli atti conseguenti. All’alba di questa mattina, nell’abitazione dell’indagato a Milsano in provincia di Brescia, coadiuvati dai colleghi del Corpo Intercomunale di Polizia locale di Leno abbiamo dato esecuzione al decreto di Perquisizione e Sequestro Penale emesso dalla Procura della Repubblica di Brescia, acquisendo i devices, le chat e le immagini scambiate con minori da parte del soggetto indagato che abbiamo denunciato a piede libero.»
Possiamo dire qualcosa dell’indagato?
«Si tratta di un ventenne indiano, ha sostenuto che le conversazioni avvenivano tutte senza alcuna costrizione, che non sapeva che queste attività, pur se scolte con soggetti consenzienti ma minorenni costituiscono reato.»
Vogliamo aggiungere qualcosa prima di chiudere?
«Voglio sottolineare che è un grande orgoglio essere riusciti a realizzare tutta l’attività d’indagine, molto delicata peraltro, in maniera completamente autonoma. la Polizia locale è una vera forza di polizia e può fare tutto. Voglio ringraziare i colleghi del Corpo Intercomunale di Polizia locale di Leno, con i quali abbiamo fatto squadra. Voglio anche raccomandare vivamente alle famiglie di parlare con le proprie figlie e i propri figli e fare attenzione ai loro comportamenti.».
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