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SERVE UNA EUROPA PIÙ FORTE CHE CENTRALIZZI L’ECONOMIA E IL FISCO, Massimiliano Mancini

Il Governatore della Banca d’Italia al Meeting di Rimini traccia la grande opportunità che ha la nuova legislatura europea appena eletta

Massimiliano Mancini

Abstract: Una visione a tutto campo della crisi non solo economica che affligge l’Unione Europea con una proposta concreta e completa per la nuova governance europea, nell’intervento del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta al Meeting di Rimini 2024, che invita a che invita a una coraggiosa riforma istituzionale e delle politiche economiche e finanziarie per rilanciare il ruolo politico, il benessere condiviso e la produttività della vecchia Europa.

Fabio Panetta

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L’EUROPA È NATA PER CONDIVIDERE PACE E PROSPERITÀ E DEVE CONTINUARE LA SUA MISSIONE

Con il suo stile didascalico e la sua capacità di rendersi comprensibile da tutti, doti che già ho avuto modo di apprezzare quando era capo del Servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria della Banca d’Italia, il Governatore Fabio Panetta, introdotto dal presidente della fondazione per la Sussidiarietà Franco Vittadini, ha espresso la sua visione da economista sull’Europa, volando alto e, soprattutto, al di sopra delle parti e delle ideologie spesso stantie, come quelle che hanno animato la campagna elettorale europea di qualche mese fa.

«Le autorità europee hanno ora il difficile compito di garantire prosperità ai cittadini in un mondo meno stabile e meno aperto. Questo obiettivo richiede progressi in più direzioni. Anzitutto, è fondamentale proseguire il cammino di integrazione. Un banco di prova per la nuova legislatura europea sarà la capacità di confermare il ricorso a progetti di spesa comuni e di avanzare verso un’unione più completa e più integrata sul piano sia finanziario sia fiscale.».

A ben vedere ha attualizzato il pensiero dei padri fondatori dell’Unione Europea ai quali ha fatto un richiamo esplicito: «La motivazione alla base dell’integrazione europea è ben riassunta nella celebre dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio del 1950 “L’Europa non è stata fatta e abbiamo avuto la guerra”, la soluzione che egli proponeva era un’unificazione economica, che rendesse la guerra «non solo impensabile, ma materialmente impossibile».

L’Europa è nata per evitare le contrapposizioni tra gli Stati europei, che hanno causato ben due guerre, e con l’obiettivo di favorire gli scambi e la cooperazione tra gli Stati, generando benessere e prosperità. Il Governatore a questo proposito ha ricordato le parole del presidente Mattarella nell’intervento dello scorso anno sempre al Meeting che l’Europa è nata da “un reciproco impegno di pace che i popoli e gli Stati si sono scambiati, dopo l’abisso della seconda guerra mondiale”.

I NAZIONALISMI DEL PASSATO CONTRO L’EUROPA DEL FUTURO

L’Europa oggi si trova di fronte a sfide sia interne sia esterne che ne mettono alla prova la solidità e la coesione, «L’indebolimento della crescita economica, la transizione dall’industria ai servizi e la connessa maggiore frammentazione del tessuto sociale, le difficoltà di integrazione di una popolazione immigrata sempre più numerosa, i divari di sviluppo tra diverse aree del continente, ampliati dalla crisi dei debiti sovrani, hanno eroso la fiducia nel progetto europeo.».

Nei momenti di crisi torna sempre la tendenza a chiudersi e avanza l’egoismo sociale. Sulle paure fanno leva i vecchi nazionalismi e i movimenti che li propongono, anche se con l’eufemistica denominazione di “sovranismo”, che vorrebbe far credere che di fronte le crisi dei grandi ci si possa salvare da soli. Il Governatore ha introdotto il tema delle spinte nazionalistiche antieuropeiste citando le parole di Enrico Letta pronunciate proprio al Meeting: “l’Italia era un grande paese quando il mondo era piccolo, ore è un piccolo paese perché il mondo è grande“.

«Sono emerse spinte nazionalistiche e il processo di integrazione ha rallentato» – ha sottolineato Panetta – «La risposta comune alla pandemia ha solo attenuato questa tendenza. Sono fenomeni non esclusivamente europei, che si manifestano anche a livello globale. La sequenza di shock senza precedenti osservata negli anni scorsi – dalla pandemia all’aggressione della Russia all’Ucraina, alla crisi energetica – ha avuto ripercussioni economiche di ampia portata, accentuando le spinte protezionistiche preesistenti. Dopo decenni in cui la globalizzazione sembrava inarrestabile, le dispute geopolitiche sono tornate a minacciare il sistema di scambi internazionali e la stabilità dell’economia mondiale.».

LA BREXIT E IL RALLENTAMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE

L’uscita del Regno Unito dall’UE ha dato forza ai partiti euroscettici nonostante che le conseguenze della Brexit siano sempre più tangibili, in particolare nel settore finanziario che ha subito un importante ridimensionamento, al punto che dopo quindici anni di governi conservatori le ultime elezioni hanno premiato i laburisti riaprendo il dibattito sul futuro dei rapporti con l’Unione Europea.

Il Governatore Panetta ha ammesso che «Il commercio globale mostra preoccupanti segni di frammentazione evidenziati dalla Brexit, dal minore sostegno degli Stati Uniti all’Organizzazione mondiale del commercio e dalle dispute protezionistiche tra Stati Uniti e Cina. Inoltre, i maggiori paesi mostrano una crescente riluttanza a dipendere da partner commerciali con cui non condividono relazioni consolidate o affinità politiche, economiche e culturali. Questi sviluppi alimentano timori che il mondo possa nuovamente dividersi in blocchi contrapposti dal punto di vista economico, politico e persino militare. Di fatto, mettono in discussione i principi di cooperazione internazionale e l’assetto multilaterale che dal secondo dopoguerra hanno sostenuto lo sviluppo mondiale e contribuito alla pace tra le principali potenze. Un tale scenario comporta rischi significativi per l’economia europea, dipendente dalla domanda estera e povera di materie prime, e quindi vulnerabile in un mondo frammentato sul piano commerciale.»

UNA PROPOSTA DI RILANCIO PER LA NUOVA GOVERNANCE EUROPA

Fabio Panetta ha aperto il suo intervento prendendo spunto proprio dal tema del Meeting di quest’anno “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?” commentandolo «Il tema di quest’anno, la ricerca dell’essenziale, è fondamentale ma trascurato nella frenesia delle attività di ogni giorno. L’essenziale rappresenta ciò che rimane quando il superfluo viene eliminato; è il nucleo di valori e obiettivi che dà direzione e significato alle nostre azioni. Eppure, distratti dall’immediato e dal contingente, perdiamo spesso di vista ciò che davvero conta.».

Per superare la crisi che sta vivendo l’Unione Europea la proposta del Governatore va in direzione opposta e contraria alla linea dei movimenti nazionalisti/sovranisti e dei partiti euroscettici: «Anzitutto, è fondamentale proseguire il cammino di integrazione. Un banco di prova per la nuova legislatura europea sarà la capacità di confermare il ricorso a progetti di spesa comuni e di avanzare verso un’unione più completa e più integrata sul piano sia finanziario sia fiscale.».

Il coraggio di rilanciare l’integrazione europea e di realizzare l’accentramento delle politiche fiscali e finanziarie è ancora più urgente in vista del termine del Next Generation UE, il grande programma di investimenti per portare i Paesi più colpiti dalla pandemia fuori dalla crisi e aiutarli ad affrontare la transizione energetica e digitale, finanziato con il secondo caso di emissione di titoli europei di debito pubblico dopo il programma Sure del 2020/2022, anche se ancora oggi i nazionalismi impediscono di istituzionalizzare e persino di denominare ufficialmente gli Eurobond.

«Poiché il programma NGEU terminerà nel 2026, un orizzonte non lontano» – ha ricordato il Governatore – «è necessario avviare una riflessione sui prossimi passi. Il disegno e la portata dei programmi futuri dipenderanno in larga parte dal successo di quelli in corso, in particolare dalla capacità dei singoli paesi di utilizzare proficuamente i fondi messi a disposizione dai rispettivi piani di ripresa e resilienza.».

LA VISIONE MACROECONOMICA E IL PROBLEMA DELLA CRESCITA

Come aveva già evidenziato José Manuel Durão Barroso in apertura del Meeting, l’Europa sta perdendo in termini di competitività, soprattutto nei confronti di Cina e Stati Uniti, quindi Panetta ha indicato come priorità delle politiche macroeconomiche: «rilanciare la crescita, non solo per garantire il benessere dei cittadini, ma anche per continuare a contare nel mondo. Vent’anni fa sia la UE sia gli Stati Uniti producevano un quarto del reddito mondiale; da allora il peso della UE è sceso al 18 per cento mentre quello degli Stati Uniti è rimasto invariato. Il rafforzamento dell’economia europea deve avvenire su più dimensioni: riequilibrando la sua dipendenza dalla domanda estera e valorizzando il mercato unico; rendendola più competitiva; ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico; mettendola in grado di provvedere alla propria sicurezza esterna.».

Il Governatore Panetta ha quindi ribadito le sue proposte che ha già formalizzato nella lectio magistralis in occasione del conferimento della laurea honoris causa in scienze giuridiche banca e finanza presso l’Università degli Studi di Roma Tre lo scorso aprile [ F. Panetta, Il futuro dell’economia europea tra rischi geopolitici e frammentazione globale] e nelle sue prime Considerazioni finali da Governatore lo scorso maggio:

  • favorire l’occupazione di giovani e donne e anche dell’immigrazione, “aumentando l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi” ma anche favorendo l’immigrazione “di lavoratori stranieri regolari .. e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro“;
  • incremento della produttività e degli investimenti in tecnologia (vera emergenza evidenziata anche da José Manuel Durão Barroso in apertura del Meeting) «Solo una maggiore produttività – cioè un incremento del prodotto per ora lavorata – potrà assicurare sviluppo e redditi elevati. Tuttavia, in Europa la produttività cresce lentamente: negli ultimi due decenni abbiamo accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti, principalmente a causa della difficoltà che le imprese europee incontrano nell’utilizzare nuove tecnologie nel processo produttivo.»
  • intelligenza artificiale, «Il caso dell’intelligenza artificiale (IA) è emblematico. Sebbene in questo campo le università europee producano ricerca di qualità, le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia.»;
  • unione fiscale, «Tra le riforme, ho già sottolineato l’importanza di creare una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea – caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale – rimane squilibrata. L’idea che la UEM possa funzionare efficacemente senza una capacità fiscale centralizzata è semplicemente un’illusione, e va superata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio e rafforzerebbe la coesione tra paesi membri, facilitando la realizzazione di investimenti strategici su larga scala.»;
  • centralizzazione dell’economia e unione bancaria con «l’allargamento del mercato unico ai settori oggi esclusi, come le telecomunicazioni e l’energia, al fine di stimolare concorrenza ed efficienza» e inoltre «il completamento dell’Unione bancaria e la realizzazione di un mercato unico dei capitali».
Massimiliano Mancini e Fabio Panetta

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