In un paese normale serve ancora rivendicare il diritto alla propria scelta sessuale oppure c’é ancora un canone dominante? Storia e attualità del Pride
Abstract: Oggi 11 giugno, a Roma alle 15:30 da piazza Della Repubblica, dopo due anni di fermo forzato imposto dalla pandemia, è ripartito il Pride con lo slogan “Torniamo a fare rumore”, con una impressionante partecipazione numerica non solo di persone della comunità LGBTQ+, ma anche di eterosessuali, proprio perché il valore di questa marcia è attaccare alle fondamenta gli stereotipi, le convenzioni sociali e morali, ma soprattutto l’antigiuridicità e l’illogicità di qualsiasi regola fuori dal corpus giuridico. Dalla storia della rivolta partita dallo Stonewall Inn di New York nel 1969 al Roma Pride 2022.
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L’America WASP, dallo Stonewall Inn (1969) in poi
Negli #StatiUniti del dopoguerra era difficile vivere liberi e sereni se non si apparteneva al gruppo #WASP (White, AnglosaxonS and Protestant = bianchi anglosassoni e protestanti). Nell’America che considerava mafiosi tutti gli Italiani e che aveva ucciso due innocenti come Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti sulla sedia elettrica nel 1927. Nel paese dove si arrestavano i neri che si sedevano negli autobus sui posti riservati ai bianchi, come nel caso di Rosa Parks (1955), e si uccideva chi chiedeva che i diritti non tenessero conto del colore della pelle, come il premio nobel Marther Luther King (1968). Nella terra del #maccartismo, dove si processava e si abusava di chiunque fosse sospettato di essere di sinistra (sino al 1955), in una feroce caccia alle streghe. In quell’America non destavano clamore le frequenti incursioni della polizia nei locali gay per manganellare e arrestare chiunque vi trovassero, quasi come fosse una razza degenerata che attentasse all’ordine costituito.
La notte del 27 giugno del 1969 nel club gay Stonewall Inn di New York, a differenza di tutte le altre volte, gli occupanti non accettarono passivamente le manganellate e reagirono colpo su colpo. Si dice che fu Sylvia Rivera (1951-2002), icona transessuale dell’emancipazione omosessuale, a iniziare la rivolta lanciando la sua scarpa con il tacco alto contro un poliziotto. Da quel gesto almeno 500 persone, tra i frequentatori dello Stonewall Inn e altre persone della comunità gay che corsero in aiuto, si rivoltarono contro la polizia.
Il secondo giorno di scontri la polizia schierò anche i mezzi militari e le truppe della Guardia Nazionale, ma si ritrovarono almeno 1000 persone contro e, in prima linea, una fila di drag queen pronte a deriderli con uno slogan pensato proprio per loro:
“We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!”
[Siamo le ragazze dello Stonewall
Abbiamo i capelli riccioluti
Non indossiamo intimo
Vi mostriamo i nostri peli pubici
E mettiamo delle salopette corte…
…sopra le nostre ginocchia da checche]
Per tutti i giorni a seguire la comunità gay decise di scendere in strada, mostrando a tutti che loro esistevano e che era finito il tempo di nascondersi, gridando lo slogan: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” [Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio].
L’anno successivo, nel 1970, in memoria dei moti di Stonewall fu organizzato il primo Gay Pride a New York, inizialmente chiamato Christopher Street Liberation Day March, durante la quale i partecipanti scesero in strada indossando vestiti sgargianti, slip e costumi da bagno. Le transessuali e i travestiti potevano finalmente passeggiare in strada con i costumi a loro più consoni senza avere alcun timore.
Il pride di oggi 11 giugno a Roma, riscossa contro le involuzioni democratiche e riscossa dopo la pandemia
Oggi a Roma alle 15:30 da piazza Della Repubblica, dopo due anni di fermo forzato imposto dalla pandemia, è ripartito il Pride con lo slogan “Torniamo a fare rumore”, con una impressionante partecipazione numerica non solo di persone della comunità LGBTQ+, ma anche di eterosessuali, proprio perché il valore di questa marcia è attaccare alle fondamenta gli stereotipi, le convenzioni sociali e morali, ma soprattutto l’antigiuridicità e l’illogicità di qualsiasi regola fuori dal corpus giuridico.
Dopo la compressione imposta dalla pandemia la riscossa della festa colorata contro i tentativi, mai sopiti, d’involuzione repressiva, anche solo sul piano culturale, a prescindere dagli schieramenti, contro la violenza che continua a fare morti e feriti in ambito familiare, in conseguenza del sempre attuale modello del patriarcato.
La riscossa del Pride è un’occasione di riflessione, oltre gli schemi, oltre le parti politiche, le ideologie del passato e i partiti del presente, poiché anche essi, in fondo, sono schemi rigidi e precostituiti di pensiero.
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