Com’é cambiata la percezione dei fatti e l’elaborazione del consenso politico nella società contemporanea
Abstract: L’avvento e l’estrema diffusione dei social network ha cambiato radicalmente non solo il veicolo di diffusione delle informazioni, ma anche le modalità stesse di comunicazione e quindi del controllo del consenso diventando, i social stessi, strumento della politica e arma della guerra del consenso, assumendo un ruolo strategico il controllo dell’informazione e della disinformazione.
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PREMESSA
L’importanza esponenziale che hanno avuto i social network, nel corso degli ultimi 20 anni è indubbia, la timeline di riferimento? È facilmente aiutata dalla ricorrenza del ventennale di Facebook (febbraio 2004 – 2024). La storia moderna è infatti scandita da tornanti decisivi, l’avvento di Facebook rappresenta sicuramente uno di essi. Si consideri, infatti, che le “rivoluzioni comunicative” (ndr.), nel corso del tempo, sono state varie, al pari dei differenti approcci utilizzati dalla politica, e i social vi hanno sicuramente concorso. Si ricorda – ma a titolo esemplificativo – come si sia passati dalla comunicazione “da uno a molti”, tipica di un regime dittatoriale, alla comunicazione “da molti verso molti”, caratterizzante social network e blogging.
IL VARIEGATO RUOLO DEI SOCIAL NETWORK NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA
L’approccio comunicativo offerto dai social dev’essere contestualizzato nella complessità dei cambiamenti intervenuti, sia a livello tecnico, come si vedrà, che nella società, sempre più caratterizzata dalla massificazione e dall’infodemia dilagante. Elemento d’interesse: la velocità di propagazione della comunicazione, ancora di più durante la pandemia. In quel frangente il mondo reale si è riversato nell’universo digitale. È infatti indubbio che la pandemia abbia avuto degli effetti positivi sullo slancio tecnologico nel periodo 2020-2022. I riferimenti spaziano da un nuovo modo di concepire il mondo del lavoro, dallo smart working – neologismo nazionale – al co-working, alla modalità ibrida affiancata da continue call e webinar, sino al potenziamento dei servizi in cloud, tenedo conto che oltre 300 pubbliche amministrazioni hanno aderito ai bandi promossi dal Dipartimento della Trasformazione Digitale, il tutto seguito da modifiche normative, che sarebbero state poi strutturate nel tempo, e i social network si ritrovarono a essere realmente i sostituti delle piazze, ma intanto anche il web è cambiato.
Se è ben noto il naturale passaggio da Arpanet al world wide web, sono meno riscontrabili gli intra-passaggi avutasi in quell’ecosistema, transitando dalla versione 1.0 alla 3.0, intendendo ora quella reale interazione tra utente e le maschere che proposte online, con una concreta ibridazione di ambienti e saperi. Si pensi al mondo degli NFT ovvero agli smart contract, tutti elementi basabili su blockchain, con ricorso alla programmazione (non più solo .html). Ora si affaccia prepotentemente un nuovo ambito, quello con una Intelligenza Artificiale sempre più pervasiva, seppur sia un mondo noto almeno dal secondo dopoguerra, ma questo è oramai sdoganato dal lancio di ChatGPT, da parte di Open AI, subito seguito da altri prodotti analoghi come ad esempio Gemini di Google o Copilot di Microsoft.
I SOCIAL NETWORK NEI CONFLITTI IN ATTO
Tornando alla comunicazione sui social network, è interessante considerare come questo fenomeno abbia attraversato: l’incedere della pandemia da Covid-19, a stretto giro l’avvio e sua prosecuzione del conflitto Russo-Ucraino, nel biennio ’22-‘24, subito seguito dalla recrudescenza della crisi arabo-israeliana, dopo gli eventi del 07.10.2023[1], che hanno favorito l’invasione della Striscia di Gaza. Ancora prima, volendo ripercorrere taluni frangenti conflittuali di quest’ultimo ventennio, i social sono stati gli indiscussi protagonisti delle “primavere arabe”. Queste avevano attraversato la Tunisia, la Libia, la Siria, il Marocco, l’Egitto; ma non solo, anche la c.d. “rivoluzione arancione”, per alcuni versi antesignana dell’attuale conflittualità ucraina.
Tutti quelli appena descritti, sono stati eventi seguiti dalla comunità internazionale grazie ai “cinguettii” dell’allora Twitter (ora X). Anche il golpe militare tentato in Turchia, nel 2016, ha avuto un risvolto sulla comunicazione dei social. L’allora primo ministro, Binali Yildirim, ebbe ad annunciare il colpo di stato in corso alla TV pubblica, fermo restando che continuò poi a descrivere quanto accadeva, in quella notte del 15 luglio, dal suo profilo Twitter (account: https://twitter.com/BY). Paradossalmente, quanto appena descritto sublima il fallimento di quel colpo di mano, considerando che i mezzi di comunicazione non erano stati interessati dall’azione dei golpisti, permettendo ai sostenitori del Presidente Erdogan di mobilitarsi[2].
LA COMUNICAZIONE DI MASSA ATTRAVERSO I SOCIAL
Ovviamente il primo social network che ha gettato le basi per incentivare una comunicazione di massa, è stato sicuramente Facebook (ora Meta), andando a sovrapporsi a realtà preesistenti, come i forum on-line oppure Myspace. Certamente negli anni sono mutate le fasce di età degli utenti, cambiando anche i loro interessi, parimenti a quelli della società, difatti Meta ora è proprietaria di sistemi di messagistica, come Whatsapp, e di social come Instagram. La piattaforma di Zuckerberg è rimasta coinvolta, gioco forza, a causa della sua iniziale primazia nel settore, in tutte le criticità che possono avere nel web un ideale volano.
In sostanza, si passa da reati di opinione a mancati interventi sulla disinformazione, dalla sextortion alla diffusione di immagini violente, culminando con la violazione della proprietà intellettuale, ora argomento ritornato in auge in ottica IA generativa[3]. Si continua poi con l’impatto sui diritti di nuovo conio, si pensi alla violazione della privacy degli utenti, e quindi ai frequenti contrasti in ottica GDPR, fermo restando la crescente attenzione del social verso taluni temi dalla notevole pregnanza etica ma anche sostanziale, interessandosi al linguaggio utilizzato dalla propria community, alla tutela della donna e dei minori.
Circa quest’ultimo aspetto, interessante il documento pubblicato il 4 aprile ’24 da un Osservatorio EU, relativamente alle varie misure adottate per verificare l’età degli utenti, nella fattispecie: The protection of minors on VSPs: age verification and parental control, disponibile al link: https://www.obs.coe.int/en/web/observatoire/-/the-protection-of-minors-on-video-sharing-platforms-vsps-age-verification-and-parental-control.
Continuando, giova ricordare che su ogni piattaforma è possibile rinvenire messaggi di varia natura, tra questi quelli di carattere politico possono assumere anche una connotazione differente perché realmente “prossimi” all’utenza.
LA POLITICA AL TEMPO DEI SOCIAL NETWORK
Posto che, sgombrando subito il campo da eventuali dubbi, l’approccio alla politica è cambiata, anche grazie ai social. Si pensi alla nascita e allo sviluppo istituzionale che ha avuto il Movimento 5 Stelle, in un certo senso la sua idea di politica poteva rappresentare, con tutte le variabili del caso, in primis la sua collocazione – ovviamente rispetto ai blocchi esistenti – e periodo storico, un nuovo “Fronte dell’uomo qualunque” [il movimento politico fondato nel 1944 dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini e che ebbe un grande ed effimero successo nel dopoguerra n.d.r.], traendo però le proprie basi da un sistema di meet up organizzati sulla rete. I candidati venivano scelti tra gli iscritti al Movimento attraverso i social, quindi votati su piattaforma dedicata.
Anche l’operato online di esponenti politici di primo piano non può più prescindere da una comunicazione attraverso i social network. Gli esempi nazionali possono rifarsi ai profili personali del Presidente del Consiglio pro-tempore, on. Giorgia Meloni, al sen. Matteo Renzi, oppure al Vice Premier, on. Matteo Salvini, da sempre particolarmente attivi su tutte le piattaforme, tendendo a un rapporto diretto con il proprio elettorato.
Oltreoceano, per esempio, un sicuro riferimento, sempre prescindendo dalla collocazione politica e dalle espressioni utilizzate, è Donald Trump. Inevitabile però richiamare anche il ban che subì l’account personale del Tycoon su Twitter (anche Facebook e youtube), perché confliggente con le politiche di controllo della disinformazione, specie dopo gli eventi di Capitol Hill.
L’ASSALTO A CAPITOL HILL
Brevissimo inciso per poter ripercorrere quegli accadimenti, dando un minimo di fluidità al lettore. Capitol Hill è la sede del Parlamento Federale degli Stati Uniti. La caratteristica cupola palladiana della struttura, divide i due rami del Congresso: nell’ala nord, trova collocazione il Senato, nell’ala sud la Camera dei Rappresentanti.
Il pomeriggio del 6 gennaio 2021, nei pressi del complesso del Campidoglio, un gruppo di manifestanti pro Trump, si era radunato per protestare avverso la presunta irregolarità del voto che lì, in quelle ore, stava certificando la vittoria dell’antagonista, il sen. Joe Biden. Trump ha continuato a sostenere la tesi dei brogli, utilizzando come ideale megafono, l’account Twitter.
Riprendendo, di fatto i social sono diventati una vetrina della società contemporanea, l’utilizzo degli stessi fa ovviamente la differenza, spaziando dalla brand communication, all’informazione, dai tutorial allo streaming di video, con qualità che non hanno nulla da invidiare ai programmi televisivi, sempre meno catalizzanti (la maggior parte dei programmi televisivi prevedono l’interazione con il pubblico tramite profili social abbinati al programma stesso).
NOTE
[1] Il 7 ottobre 2023 è la data dell’attacco di Hamas contro lo Stato di Israele, il notevole impatto mediatico (grazie alle centinaia di video diffusi in rete) descrive il massacro del Nova Music Festival ma la mattanza non si è limitata ai giovani intervenuti a quel rave party. Centinaia di israeliani (con uomini/donne di altre 39 nazionalità) sono stati rapiti e le fonti riportano di almeno 1300 morti. La comunità ebrea di Milano, sui propri social, ha esposto, fin da subito, una mappa interattiva, in continuo aggiornamento, riportando nomi delle vittime (siano essi uccisi oppure rapiti) e il dettaglio delle località interessate dagli scontri: https://oct7map.com/. La risposta israeliana all’attacco è stata durissima: 25.000 civili sono stati uccisi nella striscia di Gaza, secondo dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (link visionato il 22.01.2024), https://news.un.org/en/story/2024/01/1145742.
[2] Il 2024 è un anno davvero particolare perché sono veramente tante le tornate elettorali che dovranno tenersi. Si tratta di elezioni nazionali, comunitarie oppure locali, interessando quasi 80 paesi: da Taiwan agli Stati Uniti, dalla Russia al Bangladesh, dalle elezioni Europee a quelle Brasiliane, Indiane, Pakistane e di altri 18 paesi Africani. Le preoccupazioni interessano il “fantasma” dell’intelligenza artificiale generativa e la disinformazione che corre sui social, prescindendo da index che vogliono scandagliare la tenuta democratica dei vari paesi. Quelle in Argentina, per esempio, nell’ultimo scorcio del 2023, sono state le prime a essere condizionate dai deep fake (Massa e Milei, i candidati), chiaramente amplificate dai network mediatici. Come anticipato, per reprimere il dissenso politico si è “soliti” assistere al c.d. “spegnimento della rete”, come purtroppo è già accaduto in Pakistan, Senegal e Comore in occasioni delle elezioni, giustappunto. La CISA Statunitense ha lanciato un sito web dedicato alla sicurezza elettorale e il fact checking (#protect2024). Il sito si propone di essere l’elemento a copertura dei rischi informatici, fisici e operativi per le elezioni del 2024 negli USA. Il sito include collegamenti a differenti risorse: analisi delle informazioni sull’infrastruttura elettorale, anche gli utenti possono segnalare malware, indicenti, o avvisaglie di eventuali compromissioni all’infrastruttura o dei dati di voto.
[3] Nel mentre l’UE si è accinta a fornire la prima regolamentazione – a livello mondiale – sulla IA, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito un panel di esperti per studiarne gli impatti etici, l’Italia si impegna, nel contesto del G7, di analizzare le risultanze che essa può avere sul mondo del lavoro e approva un ddl. In questo contesto si pone, nel dicembre 2023, The New York, che intenta un’azione legale contro OpenAI, per violazione del diritto d’autore. Il motivo del contendere era appunto l’addestramento della chatbot tramite milioni di articoli provenienti dalla sua produzione giornalistica. https://www.nytimes.com/2023/1/2/27/business/media/new-york-times-open-ai-microsoftlawsuit.html; https://www.documentcloud.org/documents/24238498-nyt_complaint_dec2023 (link visionati il 03.02.2024).
BIBLIOGRAFIA
Byung-Chul Han, Infocrazia, le nostre vite manipolate dalla rete, Enaudi, 2023;
Iezzi Pierluig, Cyber e Potere, Mondadori, 2023;
Valerio Chiara, La tencologia è religione, Einaudi, 2023.
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