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CAPIRE LA GUERRA IN UCRAINA: 3) DALLA SOTTOMISSIONE SOVIETICA ALL’INDIPENDENZA ODIERNA, Francesco e Massimiliano Mancini

La contrapposizione politica e culturale tra l’Ucraina occidentale e quella orientale estremizzata sino allo scontro

Francesco Mancini

 

Abstract: L’Ucraina nel dopoguerra fu sottomessa alla dominazione politica russa, nonostante un’apparente indipendenza formale in quanto membro fondatore dell’URSS, tuttavia si mantenne sempre una forte divisione tra la parte occidentale, fortemente nazionalista e antisovietica, e la parte orientale del Donbass e della Crimea di cultura identitaria russa. Dopo il crollo dell’Unione societica fu dichiarata l’indipendenza ma restarono le differenze che culminarono con l’Euromaiden e la cacciata del presidente eletto filorusso Viktor Janukovyč nel 2014.

Massimiliano Mancini

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ALTRE PARTI DELLA STORIA UCRAINA

1) DAGLI ZAR ALL’UNIONE SOVIETICA
2) DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE ALLA DOMINAZIONE RUSSA


IL DOPOGUERRA IN UCRAINA E LA SOTTOMISSIONE ALLA RUSSIA (1945-1991)

Il progetto di sfruttamento economico dei territori ucraini, imposti da Adolf Hitler tramite Alfred Rosenberg e Hermann Göring, consideravano le popolazioni conquistate più come manodopera a buon mercato che come potenziali alleati nella lotta contro l’URSS, creando un crescente malcontento da parte degli autoctoni nei confronti dell’esercito di stanza, aggravato dall’inversione delle sorti della guerra a vantaggio degli Alleati, tanto che l’Esercito Insurrezionale Ucraino, di matrice antisovietica, iniziò a operare attivamente anche contro la Wehrmacht dal 1943.

Dopo la disfatta di Kursk, i tedeschi avviarono la ritirata definitiva dai territori ucraini, e nei primi mesi del 1944 la regione era tornata quasi interamente sotto il controllo di Mosca. I partigiani ucraini anticomunisti, particolarmente forti nella parte occidentale del paese, continuarono a combattere contro l’URSS, arrendendosi infine nel 1949.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Ucraina è diventata parte dell’Unione Sovietica come Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (RSSU). Durante il periodo sovietico, l’Ucraina ha subito una serie di cambiamenti sociali, politici ed economici.

L’economia ucraina è stata trasformata in un’economia pianificata, dove le industrie erano di proprietà statale e il governo stabiliva i prezzi e le quantità prodotte. Questo ha portato a una maggiore industrializzazione, ma anche a una riduzione dell’efficienza e della qualità dei prodotti. Inoltre, l’agricoltura è stata collettivizzata e la proprietà privata delle terre è stata abolita, portando a una diminuzione della produzione agricola.

L’APPARENTE AUTONOMIA UCRAINA E LA REALE REPRESSIONE SOVIETICA

Nonostante l’Ucraina sia stato un membro fondatore dell’Unione Sovietica sin dalla nascita nel 1922, ha sempre subito con fastidio l’egemonia Russa per il suo forte spirito nazionalistico. Apparentemente la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina godeva di una certa autonomia ma dal punto di vista politico, l’Ucraina è stata governata da un regime autoritario, con il Partito Comunista dell’Ucraina come partito unico. Il nazionalismo ucraino fu represso duramente da Stalin e dai successivi governi sovietici che perseguitarono sempre i dissidenti politici e le minoranze nazionali.

Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, furono approvati alcuni emendamenti alla costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina che portarono il Paese a un’apparente autonomia dall’URSS nel campo della politica internazionale, come si fece anche per la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa (RSSB), consentendo a questi due Stati di essere membri fondatori delle Nazioni Unite insieme all’URSS, ma in realtà non avevano alcuna reale autonomia politica e tutto ciò servì solo a far ottenere all’Unione Sovietica tre voti anziché uno soltanto.

Nel 1954 fu annessa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina la Crimea, scorporandola dalla RSSF Russa.

LA POLITICA FILORUSSA DALL’INDIPENDENZA ALLA PRESIDENZA JANUKOVIC (1991- 2014)

In seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il 1º dicembre 1991 si tenne il referendum sull’indipendenza dell’Ucraina che poneva il quesito: “Approvi l’Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell’Ucraina?” con il testo dell’Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell’Ucraina per confermare l’Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.

I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l’indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l’84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono “Sì”.

Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all’epoca Capo del Parlamento) Presidente dell’Ucraina.

La neonata Ucraina fu governata da forze politiche che mantennero stretti legami con la Russia, tanto che la città ucraina di Sebastopoli ospitava la più grande base navale militare russa.

Percentuali di votanti a favore dell’indipendenza ucraina [licenza CC BY 3.0]
Orange ribbon, il simbolo della Rivoluzione Arancione

LA RIVOLUZIONE NON VIOLENTA ARANCIONE DEL 2004

Con rivoluzione arancione s’intende il movimento di protesta sorto in Ucraina all’indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno delle rivoluzioni colorate.

I primi risultati vedevano il delfino dell’ex presidente Leonid Kučma – Viktor Janukovyč – in vantaggio. Ma lo sfidante Viktor Juščenko contestò i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. Il nome deriva dal colore arancione, adottato da Juščenko e dai suoi sostenitori, e divenuto il tratto distintivo della “rivoluzione” pacifica. I partecipanti alle proteste brandivano sciarpe e striscioni arancioni, oppure nastri del medesimo colore.

A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per il 26 dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Juščenko, con il 52% dei voti contro il 44% del suo sfidante. Il nuovo presidente si insediò il 23 gennaio 2005. La rivoluzione arancione è anche nota come prima rivoluzione ucraina, per distinguerla dalla Rivoluzione ucraina del 2014 generata dalle proteste del movimento Euromaidan e dalla rivolta di Kiev, sempre contro Janukovyč.

L’IDENTITÀ RUSSA DEL DONBASS NELL’UCRAINA INDIPENDENTE E IL NAZIONALISMO UCRAINO

Con l’indipendenza dell’Ucraina fu comunque riconosciuta una serie di autonomie alle popolazioni russe del Donbass e della Crimea, compresa l’uso e l’insegnamento della lingua russa.

Col passare degli anni, andò delineandosi sempre una maggior spaccatura tra l’Ucraina occidentale, sempre più insofferente verso i governi della Russia e più incline a un avvicinamento con l’Unione Europea, e l’Ucraina orientale, con una svolta europeista.

Julija Volodymyrivna Tymošenko

La situazione si fece evidente nelle elezioni presidenziali del 2010, dove le popolazioni occidentali votarono l’europeista Julija Volodymyrivna Tymošenko (1960), nata Hrihjan, politica e imprenditrice di grande successo nel settore energetico tanto da essere definita “principessa del gas“, e le popolazioni orientali votarono per Viktor Fedorovyč Janukovyč (1950), leader del Partito delle Regioni già primo ministro dal 2002 al 2004, dal 2004 al 2005 e dal 2006 al 2007, che prevalse per appena 3,6 punti percentuali sull’avversaria.

L’anno successivo, nel 2011, Julija Tymošenko ha subito un procedimento penale per malversazione di fondi pubblici, avendo siglato con la compagnia russa Gazprom un contratto per la fornitura di gas naturale giudicato inutilmente oneroso, per il quale il tribunale di Kiev ne ordinò l’arresto, in quanto la ex premier aveva ripetutamente contravvenuto alle disposizioni della procura di non lasciare Kiev, in seguito fu arrestato anche il suo ex ministro degli interni Jurij Lucenko, detenuto in carcere da tre anni con la medesima accusa.

l 29 agosto 2012 la Corte suprema dell’Ucraina nell’ultimo grado di giudizio confermò la condanna a sette anni di reclusione per abuso d’ufficio. A favore dell’ex Primo Ministro ucraino è arrivata la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che il 29 aprile 2013 ha decretato “illegale” la detenzione preventiva della Tymošenko.

LO SCONTRO TRA I NAZIONALISTI DELL’UCRAINA OCCIDENTALE E I FILORUSSI DEL DONBASS

Una serie di problematiche si infiltrò nel malcontento generale, la grave situazione economica ucraina vide un facile terreno per il sorgere della russofobia nell’Ucraina occidentale e dell’ucrainofobia nell’Ucraina orientale.

Nell’Ucraina si fecero largo posizioni nazionaliste e identitarie contrapposte, e nella parte occidentale del paese si rafforzarono elementi che differenziano l’Ucraina dalla Russia, ad esempio la contrapposizione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, fino a riprendere elementi di propaganda risalenti all’Operazione Barbarossa, quando il Governo collaborazionista ucraino si schierò con la Germania nazista contro l’Unione Sovietica.

L’EUROMAIDAN E IL ROVESCIAMENTO DEL GOVERNO JANUKOVIČ (2013-2014)

Viktor Janukovyč

Nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, all’indomani della decisione del governo filorusso di Viktor Janukovič di sospendere le trattative per la conclusione di un accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea, iniziò una serie di manifestazioni filoeuropee.

Nel febbraio 2014 le manifestazioni contro il Gioverno filorusso ucraino culminarono con la c.d. Rivoluzione ucraina del 2014, nota anche come Rivoluzione di Maidan e più famosa come Euromaidan (in ucraino: Євромайдан?, traslitterato: Yevromajdan; lett. “Europiazza”), quando i violenti scontri violenti tra i manifestanti e le forze di sicurezza nella capitale Kiev si concludero il 21 febbraio 2014 con  la fuga in Russia del presidente eletto Viktor Janukovyč e la caduta del governo di Mykola Azarov.

La rivoluzione fu accompagnata da una rapida serie di cambiamenti nel sistema politico dell’Ucraina, il 22 febbraio Julija Tymošenko venne rilasciata dal carcere e incontrò la folla di Majdan, che aveva più di 100.000 partecipanti. Lo stesso giorno il parlamento elesse Arsen Avakov come Ministro degli Interni in carica. Il Parlamento spodestò anche Viktor Pšonka come procuratore generale dell’Ucraina in un voto di sfiducia.

Il 23 febbraio, secondo giorno di lutto nazionale, fu abolita la legge sulle politiche linguistiche che avevano dato alle lingue russa, rumena e ungherese in alcune zone lo status ufficiale di lingue regionali. Tuttavia, questo atto è stato poi vietato dal presidente in carica, il quale ha affermato che non avrebbe firmato il disegno di legge fino a che non venga sviluppata una nuova legislazione che tuteli le lingue minoritarie. Lo stesso giorno fu licenziato licenziato il Ministro degli Esteri Leonid Kožara, il Ministro della Salute Raïsa Bogatyr’ova e il ministro dell’Istruzione Dmytro Tabačnyk e nazionalizzata la tenuta privata di Janukovyč di Mežyhir”ja.

Il 25 febbraio il presidente in carica Turčynov ha annunciato la formazione di un governo di unità nazionale.

 

Euromaidan a Kiev [Foto di Amakuha CC BY-SA 3.0]

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